La notte degli imbrogli e l addio ai monti Capitolo VIII 251 DAL FERMO E LUCIA AI PROMESSI SPOSI L Addio ai monti Se andassimo a leggere l «Addio, monti posati sugli abissi del Fermo e Lucia, coglieremmo la radicale differenza tra i due romanzi: Addio, monti posati sugli abissi dell acque ed elevati al cielo; cime ineguali, conosciute a colui che fissò sopra di voi i primi suoi sguardi, e che visse fra voi, come egli distingue all aspetto l uno dall altro i suoi famigliari, valli segrete, ville sparse e biancheggianti sul pendio come branco disperso di pecore pascenti, addio! Quanto è tristo il lasciarvi a chi vi conosce dall infanzia! All attacco con l endecasillabo «Addio, monti posati sugli abissi segue un testo fondato sul ritmo e sulle ripetizioni, su frequenti assonanze e anafore, in cui domina la prospettiva di Renzo o dei tre personaggi, non quella di Lucia. In questo modo a prevalere è il dolore provocato dal male subito e accresciuto dal presagio di un destino ancor più minaccioso: Ma questi sono piccioli dolori. L uomo sa tormentar l uomo nel cuore; e amareggiargli il pensiero di modo che anche la memoria dei momenti passati lietamente affacciandosi ad esso perde ogni bellezza, e porta un rancore non temperato da alcuna compiacenza; è tutta dolorosa [ ]. Addio! Il serpente nel suo viaggio torto e insidioso, si posta talvolta vicino all abitazione dell uomo, e vi pone il suo nido, vi conduce la sua famiglia, riempie il suolo e se ne impadronisce; perché l uomo il quale ad ogni passo incontra il velenoso vicino pronto ad avventarglisi, che è obbligato di guardarsi e di non dar passo senza sospetto [ ], sente venirsi in odio la sua dimora, maledice il rettile usurpatore, e parte.