Renzo all osteria della Luna piena Capitolo XIV 403 Analisi e commento Renzo parla dinanzi alla folla Una volta che finalmente il vicario è condotto in salvo, Renzo continua a palesare la sua ingenuità, parlando dinanzi alla folla e dichiarando di conoscere le gride (anche se ne ha solo sentito parlare dall avvocato Azzeccagarbugli) e le leggi emanate per punire i colpevoli. Il giovane dichiara anche di sapere quali siano le ragioni della situazione attuale: l esistenza di un alleanza di potenti che si oppone all attuazione delle leggi. Solo il governatore Ferrer, uomo giusto, sostenitore del popolo, è degno di fiducia. Il discorso di Renzo appare una vera e propria arringa. Renzo è ovviamente all oscuro delle trame che hanno mosso le rivolte di san Martino. Una spia presente tra il popolo, fraintendendo le sue parole e credendo di aver trovato uno dei cospiratori e dei sobillatori, con l inganno si offre di accompagnare il popolano a una vicina osteria. Pensa, a dire il vero, di portarlo direttamente in prigione. All osteria della Luna piena Renzo si ferma, però, all osteria della Luna piena dove sosta e mangia in compagnia della sua guida. Il nome dell osteria rimanda al mondo della civiltà contadina e, nel contempo, si oppone al cortile buio della taverna. Nell osteria «due lumi a mano, pendenti da due pertiche attaccate alla trave del palco vi spandono una mezza luce. Molta gente vi è seduta, «non però in ozio, su due panche, di qua e di là d una tavola stretta e lunga . Renzo vede «a intervalli, tovaglie e piatti; a intervalli, carte voltate e rivoltate, dadi buttati e raccolti; fiaschi e bicchieri per tutto . Vi è un grande chiasso. Nell osteria «l uomo cerca la vita nei suoi bisogni naturali ed elementari; bere, giocare ai dadi o alle carte, comunicare (M. Corti). Un garzone che corre avanti e indietro senza sosta è al servizio. Posto a sedere su una piccola panca, in apparenza occupato «in certe figure che fa e disfa «nella cenere, con le molle; ma in realtà intento a tutto ciò che accade «intorno a lui , l oste offre dello stufato a Renzo, anche se è sprovvisto di pane. Il giovane mostra allora i panini raccolti in strada la mattina, dando un segno inequivocabile della sua partecipazione ai tumulti della giornata. L oste e la spia Quando comprende che nell osteria c è una spia della polizia, l oste cerca di carpire i dati anagrafici del giovane con la furbizia. E a questo punto Manzoni inserisce l opposizione tra oralità e scrittura nel dialogo polemico che sorge tra l oste e Renzo quando il primo porta penna, carta e calamaio. Alla domanda di Renzo: «cosa c entrano codeste storie col letto? , segue la risposta dell oste che cita a memoria le parole delle gride che impongono di prendere le generalità. Renzo allora reagisce denunciando la scrittura come strumento del potere: «gran cosa [ ] «che tutti quelli che regolano il mondo, voglian fare entrar per tutto carta, penna e calamaio! Sempre la penna per aria! Grande smania che hanno que signori d adoprar la penna! Renzo si fida dell oralità che per lui è espressione della cultura contadina e di un rapporto diretto, semplice, immediato con la vita e con la realtà. Soltanto nel tempo il giovane comprende che anche le parole vanno regolate ed espresse in base alla situazione e al destinatario. Capisce così che sia il mondo dell espressione orale sia quello della scrittura hanno regole e norme precise, richiedono una strategia e una modalità di comunicazione alla cui base ci sono ragionamento e riflessione. In pratica una cosa è il pensiero, altra è la parola espressa e comunicata. I pensieri che passano per la nostra mente non sono di per se stessi verità e possono anche essere violenti e ledere il sentimento e il cuore altrui. Alla fine del romanzo Renzo si accorgerà che