Il cardinale Federigo Borromeo Capitolo XXII 567 IL PERSONAGGIO Il cardinale Federigo Borromeo I personaggi e la società del Seicento Per introdurre i personaggi Manzoni si avvale sempre di pagine che presentino aspetti della società in cui quella figura si muove: don Abbondio ha operato una scelta vocazionale e si è creato una filosofia di vita all interno di un mondo seicentesco in cui prevale la prevaricazione dei potenti sui più deboli; fra Cristoforo è cresciuto con un educazione nobiliare, obbediente a regole d onore che lo hanno portato a sfidare a duello un membro della nobiltà; della monaca di Monza in un lungo flashback abbiamo conosciuto l educazione ricevuta dall infanzia alla giovinezza. La sua non è una santità che viene dopo il peccato, come nell Innominato che è arrivato a un passo dal suicidio, dopo aver perpetrato tanti misfatti, come in fra Cristoforo, che ha commesso un omicidio quando ancora era Lodovico, come nella monaca di Monza, che espia per tanti anni in una cella (e che muore, nella storia reale, in odore di santità). Pagine agiografiche Le pagine del racconto della vita del cardinale Federigo, a detta di Luigi Russo, non sono né di poesia né di storia, perché la prima «individualizza e la seconda «umanizza , «mentre l agiografia si contenta di simboleggiare in termini generali (L. Russo). Per comprendere meglio vediamo alcune parole che il narratore dedica al cardinale: Tra gli agi e le pompe, badò fin dalla puerizia a quelle parole d annegazione e d umiltà, a quelle massime intorno alla vanità de piace- L abisso del male Finora nelle sue opere Manzoni non ha mai raffigurato un grande uomo che non abbia conosciuto l abisso del male; i convertiti, in punto di morte o nel corso dell esistenza, attraversano tutti i suoi testi, da Il cinque maggio all Adelchi fino ai Promessi sposi. I personaggi da lui descritti sono, per così dire, agostiniani: sant Agostino è un santo a cui Manzoni è così devoto che si confessa per la prima volta il 28 agosto, giorno in cui si celebra il vescovo d Ippona. Nessuna ombra nel ritratto del cardinale Nel ritratto del cardinale non vi è alcuna ombra, non è tratteggiato un percorso di cambiamento, non è raccontato alcun dramma umano: lo scrittore ne dipinge un immagine per così dire perfetta. La sua vita è come un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare né intorbidarsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume. Ritratto del cardinale Federigo Borromeo, XVII secolo.