Capitolo XXV Audio lettura DONNA PRASSEDE LUOGHI Lecchese: paese di Renzo e Lucia, palazzotto di don Rodrigo, casa del sarto, villa di donna Prassede TEMPO Dicembre 1628 PERSONAGGI Don Rodrigo, il cardinale Federigo Borromeo, don Abbondio, Agnese, Lucia, donna Prassede, don Ferrante Trama Nel paese di Renzo e Lucia si diffonde la notizia che la giovane è stata rapita, ma che poco più tardi è stata liberata. Nel territorio di Lecco non si parla che di lei, dell Innominato convertito, del cardinale e di don Rodrigo, ritenuto responsabile di quell azione scellerata. Il signorotto decide così di trasferirsi momentaneamente a Milano, tanto più che in paese è attesa la visita pastorale del cardinale. Un popolo in festa accoglie lietamente l arrivo di quel sant uomo. Tutti sono contenti d incontrarlo, con l eccezione di don Abbondio che teme i rimproveri. In maniera opportuna il cardinale non accenna al mancato matrimonio nel primo incontro con il curato. Nel frattempo, Agnese e Lucia, ospitate a casa del sarto del paese in cui si trova il cardinale in visita pastorale, ritrovano l «antico tenor di vita e un po di serenità. Lucia non rivela ancora alla madre il voto di castità pronunciato alla Madonna. In una villa collocata non lontano dalla casa del sarto trascorre le vacanze una coppia di sposi milanesi: donna Prassede e don Ferran- te. Quando viene a conoscenza delle vicissitudini di Lucia, donna Prassede vuole ad ogni costo conoscerla. Dopo l incontro, la signora di Milano si convince che le sciagure capitate a Lucia siano una punizione del Cielo per l amicizia coltivata con quel Renzo, ora ricercato per i fatti di Milano. Le offre ospitalità nella sua casa di Milano. Lucia accetta, non potendo restare nel suo paese. Donna Prassede fa avere al cardinale una lettera per chiedergli l autorizzazione a ospitare Lucia. Il cardinale si confronta infine con don Abbondio allo scopo di conoscere le ragioni per cui il curato non abbia ottemperato al compito di unire in matrimonio Renzo e Lucia. Federigo rimprovera don Abbondio per aver obbedito alle imposizioni della paura piuttosto che ai doveri della tonaca. Il dialogo tra i due prosegue nel capitolo successivo.