Capitolo XXXII Audio lettura IL DILAGARE DELLA PESTE E GLI UNTORI LUOGHI Milano TEMPO Dalla fine di maggio all agosto 1630 PERSONAGGI Il governatore Ambrogio Spinola, il gran cancelliere Ferrer, il cardinale Federigo Borromeo, la popolazione di Milano Trama Impegnato nell assedio di Casale, il governatore Ambrogio Spinola trascura il problema della peste a Milano, che si diffonde sempre più. Il contagio cresce a dismisura dopo la processione con la salma di san Carlo per le vie di Milano. Oppostosi all inizio alle insistenze dei funzionari della città, il cardinale Federigo Borromeo alla fine accondiscende alla richiesta di trasportare le reliquie del grande santo che si prodigò molto in favore del popolo durante la peste del 1576-1577. La diffusione della pestilenza provoca migliaia e migliaia di morti (più della metà della popolazione, secondo alcuni storici, circa centocinquantamila persone). I monatti hanno il compito di accompagnare i contagiati al lazzaretto e di portare i morti nelle fosse comuni per liberare le abitazioni e le vie della città. Guariti dal contagio, poiché non possono più ammalarsi, si avvantaggiano del potere conseguito nel periodo della peste per compiere ruberie e sopraffazioni sul popolo. Gli effetti del dilagare della peste sono stravolgenti sul piano morale, religioso, civile e sociale: si assiste al ribaltamento dell ordine e delle convenzioni comuni, si propagano episodi di malvagità, non rispettosi della pietà umana per gli ammalati e dell ossequio per i defunti. Nella città di Milano gli ecclesiastici si dedicano a opere di carità e di solidarietà nei confronti dei contagiati, spesso offrendo la loro vita per gli ammalati. Intanto, sempre più si propaga la diceria sugli untori, una credenza per la verità già diffusa nel Cinquecento e che nel Seicento acquista ancor più credito. Anche molti dotti dell epoca credono a questa superstizione, perfino il cardinale mostra di aderire alla credenza nella sua opera De pestilentia. Manzoni annota nel romanzo che dedicherà un saggio specifico agli untori e al processo che si tenne nei confronti di due milanesi, condannati a morte perché considerati untori. Alla fine del capitolo, Manzoni conclude la digressione sulla pestilenza per riprendere con le vicende dei due protagonisti.