776 Capitolo XXXII Il dilagare della peste e gli untori Nel Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia, che accompagna la tragedia Adelchi (1822), rifacendosi agli studi dello storico francese Augustin Thierry (Lettera sulla storia di Francia) Manzoni afferma che, in realtà, l unificazione tra Longobardi e Latini neppure incominciò, perché tra i due popoli ci fu sempre antagonismo: da un lato i barbari vincitori e sopraffattori, dall altro gli indigeni vinti e, in gran numero, massacrati (soprattutto la classe dirigente). Lo storico Sismondo de Sismondi affermava, invece, che la Chiesa impedì la fusione dei popoli longobardo e latino, invocando il soccorso dei Franchi. Nel saggio Manzoni riconosce che la storia non concede alcuno spazio ai vinti, agli ultimi, agli oppressi, perché la storia è scritta dai vincitori che rileggono le vicende umane nella prospettiva del vincitore che sostiene di promuovere la civiltà e il progresso, diffondendo in realtà la sopraffazione e la violenza. Scrive Manzoni che «una moltitudine intera passa sulla terra, sulla sua terra, senza lasciare traccia . Per quanto riguarda la Storia della colonna infame si rimanda alla rubrica L indagine. Il processo agli untori e la Storia della colonna infame. Nell opera incompiuta La Rivoluzione francese del 1789 e la Rivoluzione italiana del 1859: saggio comparativo Manzoni rilegge la Rivoluzione francese in una prospettiva priva di entusiastica esaltazione, sottolineando la violenza e l oppressione introdotte in Francia in quegli anni sotto il nome di valori come la libertà, l uguaglianza e la fraternità. FACCIAMO IL PUNTO 1 Quali sono le caratteristiche della storiografia antica? 2 Quando nasce la storiografia moderna? Che cosa la caratterizza? 3 Che cosa intende dimostrare Manzoni nel Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia? Il diritto alla salute La diffusione della peste a Milano e le condizioni igieniche Nel Capitolo XXXII il narratore racconta la diffusione della peste e il crescente numero di morti nella città di Milano. I cadaveri sono sempre più numerosi. I magistrati non sanno più dove collocarli. A un certo punto decidono di portare gli ammalati nel lazzaretto di Milano e di affidare la gestione ai frati cappuccini. Anche lì nel lazzaretto, nonostante l attività instancabile dei frati e le loro opere caritatevoli, la condizione degli ammalati era gravissima. Non esistevano cure per gli appestati e spesso mancavano medici che potessero assistere i contagiati. Scrive Manzoni: «Una volta, il lazzeretto rimase senza medici; e, con offerte di grosse paghe e d onori, a fatica e non subito, se ne poté avere; ma molto men del bisogno. Fu spesso lì lì per mancare affatto di viveri, a segno di temere che ci s avesse a morire anche di fame; e più d una volta, mentre non si sapeva più dove batter la testa per trovare il bisognevole, vennero a tempo abbondanti sussidi, per inaspettato dono di misericordia privata .