800 Capitolo XXXIII Don Rodrigo appestato e il ritorno di Renzo al paese Analisi e commento Don Rodrigo si ammala di peste In seguito alla morte del conte Attilio, don Rodrigo ha tessuto una laudatio funebris (elogio funebre) di fronte a parenti e amici invitati a un banchetto. Non credendo al rischio del contagio per contatto, in maniera incauta, sottrae alcuni oggetti del defunto. La notte stessa ha un incubo: in preda alla febbre, sogna di trovarsi in chiesa, vicino a tanti appestati. A un certo punto sente una spada che lo colpisce sotto l ascella e vede un frate che predica da un pulpito. Vi riconosce fra Cristoforo che ad alta voce esclama: «Verrà un giorno , la stessa frase con cui il religioso ha cercato di dissuaderlo dall infastidire Lucia. Il sogno è premonitore del contagio che il signorotto ha contratto. Svegliatosi e avvedutosi che si tratta solo di un sogno, don Rodrigo si accorge della presenza di un bubbone sotto l ascella. Così, chiama il fidato Griso, ordinandogli di cercare un medico che non denunci i contagiati. Il bravo, però, si reca dai monatti, che accompagnano poco più tardi don Rodrigo al lazzaretto. Derubando don Rodrigo, lo stesso bravo contrae, però, la peste e muore poco dopo. Renzo ritorna al suo paese Dalle vicende di don Rodrigo, il narratore passa poi a raccontare la storia di Renzo che per un po di tempo è rimasto nella Bergamasca, dedicandosi alla filatura. Ammalatosi di peste, il giovane è guarito. Saluta quindi il cugino Bortolo e parte per Milano in cerca di Lucia, decidendo di passare prima per il suo paese. Lungo la strada incontra ovunque desolazione e i segni della pestilenza. Giunto al luogo natio, Renzo rivede Tonio, colpito dalla peste e istupidito, e poi don Abbondio, anche lui indebolito dal morbo. Dal curato il giovane viene a conoscenza del fatto che Lucia è a Milano, che Agnese si è rifugiata da alcuni parenti a Pasturo, in Valsassina, e che fra Cristoforo si è allontanato da Pescarenico da un pezzo. Renzo chiede a don Abbondio se ne siano morti molti in paese. «Cominciando da Perpetua , il curato nomina «una filastrocca di persone e di famiglie intere . La vigna di Renzo Il giovane vuole allora verificare se la morte abbia portato via anche un amico di infanzia. Per recarvisi prende un sentiero che lo porta davanti alla sua vigna, che ha un sapore simbolico, perché è specchio dei due anni trascorsi, delle difficoltà, degli ostacoli, delle traversie e dei pericoli mortali che Renzo ha dovuto attraversare. La natura cresce e si sviluppa in maniera selvaggia, senza il contributo umano. Pertanto, l azione umana è importante e contribuisce alla creazione di spazi belli e ordinati (per approfondire il valore simbolico della vigna di Renzo si veda la rubrica L indagine. La vigna di Renzo e quella di Manzoni). Passando per l orto, popolato anch esso di erbacce, Renzo vede poi la sua casa. Scrive Manzoni: era ancora il letto de lanzichenecchi. Diede un occhiata alle pareti: scrostate, imbrattate, affumicate. Alzò gli occhi al palco: un parato di ragnateli. Non c era altro. Se n andò anche di là, mettendosi le mani ne capelli. La forza dell amicizia Finalmente, Renzo riprende il cammino per giungere alla casa dell amico, che ritrova, solo e sconsolato, perché ha perso tutte le persone care. L amicizia consola e lenisce dolori e sofferenze, l amico è un tesoro prezioso come ben mostra questo bellissimo passo: E, dopo un assenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d essere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perché