826 Capitolo XXXIV Renzo a Milano e la madre di Cecilia un gradino della chiesa di San Fedele a Milano. Gli sopravvissero soltanto Enrico e Vittoria. Nelle lettere Manzoni testimoniò non solo il dolore, ma anche la fede di fronte a tali eventi tragici. Nel settembre 1811 nacque Luigina Maria Vittorina Manzoni, che sopravvisse solo alcune ore. Il 7 settembre Manzoni scrisse al padre spirituale Degola: In mezzo ai suoi travagli il Signore le [ovvero alla moglie Enrichetta] diede la consolazione di aver presente il canonico Tosi [ ]. Egli la confortò e consolò assai, e quel che più importa, spero l avrà aiutata a cavare dai suoi travagli un maggior profitto spirituale [ ]. Preghi ella perché piaccia al Signore scuotere la mia lentezza nel suo servizio e togliermi da una tepidezza che mi tormenta, e mi umilia; giusto castigo per chi non solo dimenticò DAL FERMO E LUCIA AI PROMESSI SPOSI La figura di Cecilia La scena della bambina Cecilia, descritta nei Promessi sposi, è una delle più toccanti e struggenti della letteratura italiana. Nel passaggio dal Fermo e Lucia ai Promessi sposi Manzoni apporta dei cambiamenti che rendono le figure della madre e della figlia indimenticabili. Leggiamo il brano come compariva nel Fermo e Lucia: Tenevasi ella in braccio una fanciulletta di forse nove anni, morta, ma composta, acconcia, con le chiome divise e rassettate in su la fronte, ravvolta in una veste bianca, mondissima, come se quelle mani l avesse- Iddio, ma ebbe la disgrazia e l ardire di negarlo. Ma se il desiderio mio è per la gloria di Lui, e se sarà avvalorato dalle sue orazioni spero vederlo esaudito. Nel Capitolo XXXIV dei Promessi sposi la lettura dell episodio tratto dal De pestilentia del cardinale Federigo e la dolorosa esperienza umana vissuta da Manzoni sono linfa vitale per l episodio straziante della madre di Cecilia. FACCIAMO IL PUNTO 1 Da quale opera è prelevata la figura di Cecilia? Chi è l autore? 2 Manzoni ha conosciuto più volte il dolore per la morte dei figli? 3 Che cosa scrive Manzoni nella lettera del settembre 1811 per la morte della figlia Luigina Maria Vittorina? ro ornata per una festa promessa da tanto tempo, e concessa poi come un premio. Né era tenuta a giacere in abbandono, ma sorretta fra le braccia, col petto appoggiato a petto, come se vivesse; se non che il capo posava su le spalle della madre con un abbandono più forte del sonno: della madre, perché se anche la somiglianza di quei volti non ne avesse fatto fede, l avrebbe detto chiaramente l affetto che si dipingeva su quello che era ancora animato. Fermo ristette senza quasi avvedersene con gli occhi fissi in quello spettacolo. Ed ecco un turpe monatto avvicinarsi alla donna, e far vista di prendere dalle sue braccia quel peso; ma pure con una specie d insolito rispetto, con una esitazione involontaria. Ma la donna, ritraendosi alquanto, in atto però che non mostrava né sdegno né dispregio: «no , disse, «non la mi toccate per ora; io, deggio