Al lazzaretto Renzo incontra fra Cristoforo e don Rodrigo morente Capitolo XXXV 849 Analisi e commento Renzo al lazzaretto Dopo diverse traversie a Milano, trovata la casa di donna Prassede e di don Ferrante, dove è ospite Lucia, e fatta l amara scoperta che l amata si è ammalata di peste, Renzo si reca al lazzaretto nella speranza di poterla riabbracciare viva. Manzoni accompagna direttamente noi lettori all interno di quel luogo: S immagini il lettore il recinto del lazzaretto, popolato di sedici mila appestati: quello spazio tutt ingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; e su tutto quel quasi immenso covile, un brulichìo, come un ondeggiamento; e qua e là, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi. L orrenda vista della sofferenza degli appestati è accresciuta dall aria stessa e dal cielo che suscitano un senso di ancor maggior oppressione. L incontro con fra Cristoforo ammalato A un certo punto, Renzo vede un frate cappuccino che alla distanza di cento passi sembra avere «tutto il fare, tutta la forma del padre Cristoforo . Renzo lo segue con gli occhi fin quando non comprende che è proprio lui, sporco, emaciato, malato. «Il portamento curvo e stentato; il viso scarno e smorto; e in tutto si vede «una natura esausta, una carne rotta e cadente che s aiuta e si sorregge «con uno sforzo dell animo . Il frate fu trasferito a Rimini dal padre provinciale su richiesta del conte zio. Quando questi morì, però, fra Cristoforo chiese e ottenne di poter anda- re a Milano per curare gli ammalati del lazzaretto e dare la vita per il prossimo. Del tutto ignaro delle disavventure di Renzo e Lucia, pieno di commozione e di curiosità, fra Cristoforo chiede al giovane se si sia sposato con l amata. Solo a questo punto, dopo quasi due anni, il frate viene a conoscenza di tutte le vicissitudini dei due giovani. Alla notizia che Lucia è stata rapita dal convento di Monza, dove lui stesso l ha inviata, fra Cristoforo si sente in parte colpevole per quanto accaduto. Vuole, però, disporre Renzo all evenienza che Lucia possa essere morta. Il desiderio di vendetta di Renzo Al solo pensiero, Renzo prorompe in un impeto di rabbia contro don Rodrigo che vorrebbe uccidere per vendicarsi di tutti i mali subiti: Non è più il tempo che un poltrone, co suoi bravi d intorno, possa metter la gente alla disperazione, e ridersene: è venuto un tempo che gli uomini s incontrino a viso a viso: e la farò io la giustizia! Anche Lodovico, prima della conversione e di diventare fra Cristoforo, ragionava così, pensava di farsi giustizia da sé, rispondendo alla violenza con la violenza. Il frate ha ucciso e ora il ricordo di quell omicidio non lo abbandona più. Il rimprovero del frate Ora, dinanzi alla morte, al destino che aspetta tutti noi, il frate invita il giovane a prendere coscienza di chi sia il padrone della vita: Guarda chi è Colui che gastiga! Colui che giudica, e non è giudicato! Colui che flagella e che perdona! Ma tu, verme della terra, tu vuoi far giustizia! Tu lo sai, tu, quale sia la giustizia! Va, sciagurato, vattene! Io, speravo... sì, ho sperato che, prima della mia morte, Dio m avrebbe data questa consolazione di sentir che la mia povera Lucia fosse viva; forse di vederla, e di sentirmi prometter da