916 Capitolo XXXVIII Il matrimonio di Renzo e Lucia e il sugo della storia IL SUGO DELLA STORIA La ricerca della felicità L immagine dell infermo Una volta che Renzo e Lucia si sono sposati non sono finiti i problemi per i due sposi. La vita non appare mai perfetta, non si presenta come nelle favole che terminano con la frase: E vissero per sempre felici e contenti . Si desidera sempre indossare un vestito che non è il proprio, si percepisce un insoddisfazione che è come un pungolo, anche quando si pensa di aver raggiunto l obiettivo tanto agognato. Scrive Manzoni: Non crediate però che non ci fosse qualche fastidiuccio anche lì. L uomo (dice il nostro anonimo: e già sapete per prova che aveva un gusto un po strano in fatto di similitudini; ma passategli anche questa, che avrebbe a esser l ultima), l uomo, fin che sta in questo mondo, è un infermo che si trova sur un letto scomodo più o meno, e vede intorno a sé altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello: e si figura che ci si deve star benone. Quando finalmente riesce a trovare un altro giaciglio, l infermo inizia a sentire qui una lisca che lo punge, lì un bernoccolo che lo preme: siamo in somma, a un di presso, alla storia di prima. E per questo, soggiunge l anonimo, si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio. Il desiderio di felicità dell uomo tra Manzoni e Leopardi Perché l uomo è sempre insoddisfatto e invidioso della situazione altrui, secondo Manzoni? La vi- sione dell uomo che propone il romanziere è molto simile a quella di Leopardi che compone i suoi canti negli stessi anni in cui Manzoni scrive la prima e la seconda edizione dei Promessi sposi. L animo umano si contraddistingue per il desiderio di felicità infinita, non limitata, non colmabile da piaceri finiti quali quelli che s incontrano nella vita reale. La grandezza dell uomo autentico consiste nel non recedere da questo desiderio. Per usare le parole della celebre opera teatrale del Premio Nobel Albert Camus, Caligola, l uomo autentico e grande è colui che non desiste dalla propria natura e continua a desiderare quello che sembrerebbe impossibile, ma che anche solo una volta è stato sperimentato e, di conseguenza, è diventato possibile, ovvero la Luna, così come afferma l omonimo protagonista dell opera teatrale. Nel dialogo con l imperatore Elicone cerca di informarlo sulla congiura che è stata tramata contro di lui. Caligola, però, non se ne cura e continua imperterrito a manifestare il desiderio del suo cuore: Tieni presente che l ho già avuta [la Luna]. [ ] Io l ho avuta completamente. Soltanto due, tre volte, è vero. Ma insomma sì, l ho avuta. [ ] Io voglio soltanto la Luna, Elicone. So bene in che modo morirò. Non ho ancora esaurito tutto ciò che può alimentare la mia vita. Perciò voglio la Luna. [ ] Se qualcuno ti portasse la Luna sarebbe tutto diverso, non è così? L impossibile diventerebbe possibile e qualsiasi cosa cambierebbe, così d un colpo. Per Leopardi questo desiderio dell infinito è il sentimento più nobile, più elevato, più sublime per l uomo: la noia. Mentre la bestia si accontenta del cibo per sopravvivere, l uomo che vive ha come bisogno primario anche la felicità, una felicità che non ha limiti, né di durata, né di estensione. Scrive Leopardi: L anima umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira