L età imperiale 5. Le tragedie Il regno del male La tensione verso la virtù che pervade le opere in prosa è ribaltata nelle tragedie, incentrate sul dominio assoluto del male e della passione cieca e distruttiva: Seneca sembra rappresentare ora l altra parte del cosmo, in preda al caos per la perversione umana. Saga tebana e micenea La saga tebana racconta le vicende mitologiche della città di Tebe, da Edipo alle guerre per la conquista di Tebe dei suoi discendenti; la saga micenea riguarda invece le vicende della stirpe degli Atridi (da Atreo fino alla vendetta di Elettra e Oreste). Entrambi i cicli fornivano materia già alla tragedia latina arcaica. Satira menippea Si tratta di una tipologia di testo che alterna prosa e versi, secondo un usanza tradizionalmente attribuita all autore greco Menippo di Gadara (IV-III secolo a.C.). 22 Testi da recitare o da leggere? Le tragedie di Seneca sono le uniche della letteratura latina classica giunte fino a noi. La cronologia è incerta, così come la fruizione di queste opere. La questione se siano pensate per essere recitate o per la sola lettura trova argomentazioni valide per entrambe le posizioni, ma la mancanza di indicazioni sceniche per i personaggi e la rappresentazione in scena di eventi macabri (contrariamente all uso antico) fa propendere per la seconda ipotesi. Il vizio e il gusto del macabro I miti preferiti da Seneca sono quelli della saga tebana e micenea e il suo modello principale è Euripide (autore tragico greco vissuto nel V sec. a.C.), ma anche la poesia ovidiana gli offre molti spunti. Tendenzialmente, tutte le tragedie presentano un protagonista che incarna un vizio portato all estremo; da questa condizione deriva lo stravolgimento della ragione e tutta la concatenazione di eventi tragici successivi. Inoltre dal momento che per Seneca tutto l universo è connesso, alla deviazione morale dell essere umano corrisponde un alterazione dell ambiente circostante. Le caratteristiche principali dei drammi senecani sono la varietà dei metri, la divisione in atti, l insistenza sulla scena di dettagli macabri e la presenza di cori estranei agli eventi rappresentati, che commentano i fatti dal punto di vista filosofico. 6. Apokolok ntosis La satira contro Claudio L opera è una satira menippea che ha come bersaglio l imperatore Claudio; la sua stesura si colloca, infatti, subito dopo la sua morte (54 d.C.). Il titolo è un gioco di parole tra i due termini greci apotheosis ( divinizzazione ) e kolòkynta ( zucca ), dunque divinizzazione di uno zuccone , in riferimento alla pratica invalsa dopo Augusto di divinizzare gli imperatori. L opera contrasta con l elogio dell imperatore presente altrove nell opera senecana, per questo Seneca è stato spesso accusato di ipocrisia. Nel testo, molto critico contro l imperatore che l aveva esiliato in Corsica, Seneca dipinge Claudio, appena deceduto, come uno stolto che, giunto al cospetto di Giove e senza riuscire a farsi comprendere, viene scagliato negli Inferi, dopo che anche Augusto, di fronte all elenco delle sue colpe, si è espresso contro la sua divinizzazione. Lì subisce un processo in cui viene condannato a giocare a dadi con un bossolo forato: ma Caligola lo reclama come schiavo e lo affida a un suo liberto.