LE BARBATELLE Ciao, siamo le barbatelle, ci chiamano così perché siamo , rami giovani tagliati da viti adulte per dare origine a nuove piante, e quando raggiungiamo l’“adolescenza” “ ”, ossia le radici. A Rauscedo, in Friuli-Venezia Giulia, siamo oltre 80 milioni a fare le radici ogni anno: non esiste altro posto al mondo in cui trovarci così numerose. Da qui, dopo essere state (procedimento con cui una pianta viene inserita in un’altra) e riunite in mazzi, veniamo commercializzate in Italia e in una trentina di altri Paesi per dare vita a nuovi vigneti e mantenere quelli esistenti. La nostra forza è nel numero: da sole possiamo poco, ma assieme abbiamo scritto un pezzo di storia dell’Italia e dei suoi paesaggi. La nostra avventura è iniziata nel 1917, quando i vigneti italiani si ammalarono per colpa di un insetto parassita arrivato dagli Stati Uniti: la . A Rauscedo, all’epoca poverissima, si scoprì che innestando le varietà locali di vite sulla vita americana, resistente alla fillossera, i vigneti sopravvivevano. Fu quell’intuizione a . Noi barbatelle siamo quindi custodi di biodiversità e di cultura, ma anche volano per l’economia di un intero territorio. piccoli tralci di vite emettiamo la barba innestate con centinaia di varietà diverse di uva fillossera salvare la viticoltura italiana Simili a noi Sembra incredibile, ma un quarto delle barbatelle piantate in tutto il mondo e tre quarti di quelle collocate nei vigneti italiani provengono da , definita per questo “ ”. Se vi è mai capitato di vedere un vigneto, da qualche parte in giro per l’Italia, è molto probabile che le viti fossero nostre sorelle, barbatelle partite come noi dai vivai di Rauscedo. Siamo la pianta simbolo del Friuli-Venezia Giulia, e ne andiamo fiere. Rauscedo capitale della viticoltura Un mazzo di barbatelle.