ARTE viva - Ultime notizie dal passato POMPEI: FRAMMENTI DI VITA QUOTIDIANA Quando, nel 79 d.C., il Vesuvio decide di svegliarsi, cenere e fango lavico fuoriusciti dal cratere ricoprono intere città, tra cui Pompei: una tragedia, ma anche un miracolo che ha permesso a un’antica città di giungere fino a noi “immobilizzata” in quel lontano giorno di duemila anni fa. Pompei restituisce da decenni calchi di vittime, case, affreschi, oggetti che sono specchio della vita quotidiana dei cittadini romani del I secolo d.C. Due le ultime scoperte: un , ritrovato in una villa fuori città, e un , un’antica bottega di alimentari con il suo bancone riccamente decorato. carro nuziale thermopolium Una preziosa carrozza Di carri destinati a trasportare la sposa nel giorno del matrimonio avevano parlato alcuni scrittori antichi, ma quello rinvenuto a Pompei è il primo che testimonia gli usi nuziali del tempo. Un restauro molto impegnativo ha portato alla ricostruzione del carro del quale la devastante eruzione ha risparmiato i cerchioni in ferro, i medaglioni di bronzo con amorini e figure femminili, e tante altre decorazioni, addirittura alcuni pezzi di legno dei mozzi delle ruote. A pochi metri dal luogo del ritrovamento, nella stalla, sono stati trovati i resti dei cavalli. Questo bellissimo reperto archeologico ha corso il rischio di essere preda dei “tombaroli” che hanno scavato molti cunicoli alla ricerca dei presunti tesori della villa: oggi invece è patrimonio di tutti noi. Gli scavi procedono: quali altre meraviglie porteranno alla luce? Ricostruzione del carro nuziale rinvenuto a Pompei. Una “tavola calda” di duemila anni fa Non è certo il primo – a Pompei ne sono tornati alla luce circa un’ottantina –, ma questo thermopolium, all’angolo fra il vicolo dei Balconi e la casa delle Nozze d’Argento, è giunto fino a noi in un perfetto stato di conservazione, con i suoi affreschi dai colori ancora vividi che rappresentano la divinità Nereide su un ippocampo (cavalluccio marino) e diversi animali, tra cui alcune oche, un gallo e un cane. I termopoli erano botteghe di alimentari, dove si servivano anche pasti caldi, come si deduce dal nome di origine greca, conservati in grandi giare incassate nel bancone. E qui sono stati ritrovati i resti di cibo, pronto per il consumo: dal capretto agli uccelli, dal pesce alle lumache, e non mancava il vino. Sembra di vederli, gli antichi pompeiani, affollarsi davanti al bancone per consumare il prandium, il pranzo fuori casa. Anche in questo caso il Vesuvio ha “fermato l’attimo”, facendoci conoscere le probabili abitudini quotidiane e gli usi alimentari dei Romani di venti secoli fa. Il bancone con le giare che contenevano i cibi del thermopolium di Pompei.