: nello scambio di battute che segue alla base della comunicazione di B vi è un pregiudizio. A: «Ti consiglio di provare questo ristorante, recentemente ho mangiato un fritto misto incredibile e ho trovato tutto impeccabile!» B: «Non ci penso nemmeno, il cuoco è straniero, non può essere soddisfacente la sua cucina italiana!» ESEMPIO 2.4 LE FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE Per descrivere il processo comunicativo non basta rispondere alle domande: chi invia il messaggio? Che cosa trasmette? A chi? Attraverso quale canale? Bisogna anche chiedersi: perché? Con quali effetti? Quali sono gli scopi e le motivazioni dell’emittente, le sue ? E che cosa ottiene? Quali conseguenze ha tale comunicazione? Negli anni Sessanta del secolo scorso il linguista russo Roman Jakobson | Vedi | ha individuato le funzioni, ovvero gli scopi, di una comunicazione, collegando ognuna di esse a un costitutivo del processo comunicativo. intenzioni L’AUTORE fattore La riguarda i messaggi che hanno l’obiettivo di instaurare, stabilire, prolungare o interrompere un tra gli interlocutori; si tratta di una funzione preliminare a tutti gli altri scopi, spesso svolta dall’incontro degli sguardi o dai saluti. : l’espressione «Pronto?» quando l’interlocutore è al telefono. funzione fàtica contatto ESEMPIO La è relativa alla trasmissione di informazioni, dati e conoscenze. È chiamata referenziale perché il contenuto del messaggio si riferisce a un argomento o a un oggetto che risiede nel allo scambio comunicativo. : «La proiezione del film inizierà alle ore 21». funzione referenziale o informativa contesto esterno ESEMPIO La consiste nella trasmissione degli e degli e può essere più o meno intenzionale. : un messaggio emotivo esplicito potrebbe essere la frase: «Oggi mi sento triste». Allo stesso modo il mio interlocutore potrebbe accorgersi della mia tristezza osservando l’espressione triste del mio volto, anche senza che io glielo comunichi apertamente (messaggio implicito). funzione espressiva o emotiva stati d’animo atteggiamenti dell’emittente ESEMPIO La , detta anche , è evidente in quei messaggi volti a influenzare il . : «Mi passi il sale?» oppure «Stai attento!». Anche gli slogan pubblicitari hanno questa funzione, ovvero di influenzare il comportamento dei destinatari affinché siano propensi a comprare il prodotto pubblicizzato. funzione conativa persuasiva o imperativa comportamento del destinatario ESEMPIO La riguarda la riflessione sulla lingua stessa. In altre parole svolgono questa funzione tutti i messaggi che comunicano qualcosa sul che si sta utilizzando oppure su un altro codice: si tratta di messaggi che parlano di messaggi. : le definizioni presenti nei dizionari, la spiegazione della grammatica di una lingua o la traduzione da una lingua a un’altra. Anche la critica letteraria o la recensione di un film sono esempi di metacomunicazione. funzione metalinguistica codice ESEMPIO Un caso particolare di funzione metalinguistica è la , per cui un messaggio viene contemplato per i suoi (scelta del lessico, composizione, musicalità ecc.) anche se il suo contenuto risulta ambiguo o di difficile comprensione. Nella maggior parte dei casi i messaggi svolgono più di una funzione allo stesso tempo, anche se una prevale sulle altre. L’analisi delle funzioni comunicative, oltre a enfatizzare il ruolo del contesto, si concentra sull’ di chi parla (scopi e motivazioni dell’emittente) e sull’ di ciò che viene detto. : quando si riceve un messaggio non è sempre facile dedurre quale sia la sua funzione. Se un amico mi dice: «Stasera esce il nuovo film di Leonardo Di Caprio», vuole solo informarmi o mi sta proponendo di andare a vederlo? Può anche capitare che si attribuisca un’intenzionalità a un comportamento che ne è in realtà privo oppure l’emittente può volontariamente celare la sua reale intenzione: è il caso dell’inganno, quando una persona mente e chi ascolta, non essendo consapevole della menzogna, attribuisce un’altra intenzione al messaggio ricevuto. funzione poetica o estetica aspetti formali intenzione interpretazione ESEMPIO L’espressione «Pronto?» quando si risponde al telefono rappresenta la funzione conativa, perché permette di avviare un contatto tra gli interlocutori. L’AUTORE - ROMAN JAKOBSON Roman Jakobson nasce nel 1896 a Mosca, dove si laurea e fonda, giovanissimo, un circolo linguistico. A causa degli sconvolgimenti politici in Russia, si trasferisce in Cecoslovacchia per proseguire e approfondire i suoi studi; anche qui è tra i fondatori del circolo linguistico di Praga, formato da un gruppo di studiosi e linguisti che daranno un contributo decisivo alla formulazione delle teorie sulle funzioni del linguaggio. Durante la Seconda guerra mondiale e in seguito all’invasione nazista della Cecoslovacchia Jakobson, di origine ebrea, è costretto a emigrare dapprima in Norvegia, poi in Svezia e infine negli Stati Uniti, dove porterà avanti i suoi studi di linguistica e semiologia. Muore a Boston nel 1982, dopo essere diventato uno dei maggiori linguisti del XX secolo, in particolare per lo studio della teoria della comunicazione linguistica. Roman Jakobson