Ziccardi afferma quindi che nel fronteggiare la comunicazione ostile in rete «Europa e Stati Uniti d’America avevano un approccio completamente diverso […] soprattutto in vista di una sua regolamentazione normativa. L’Europa, che aveva vissuto direttamente la guerra, i totalitarismi e l’Olocausto, ritenne naturale il permettere ai singoli Stati di proibire per legge tali espressioni d’odio […]. In molti prospettarono i grandi rischi insiti in leggi di tale tipo e, comunque, in ogni normativa che cerchi di disciplinare l’opinione. Non solo rischi di censura, ma anche la possibilità di usare tali leggi da parte di Stati totalitari per soffocare il contradditorio, le opposizioni e per sciogliere minoranze politiche. Gli Stati Uniti d’America, al contempo, si muovevano in senso opposto: anche l’hate speech doveva essere libero. Il Governo non poteva intervenire in alcun modo sulla mente e sulle espressioni dei cittadini, le idee dovevano scorrere libere in un grande mercato». La conclusione di Ziccardi è la seguente: «Tutte le piattaforme che oggi veicolano anche espressioni d’odio» sono statunitensi e «sono nate, quindi, con alla base quell’idea di libertà […]: intervenire soltanto […] quando vi sia un attacco diretto unito a un “clear and present danger”». Nel contempo in Europa c’è «la volontà, più o meno convinta, di molti operatori […] di adoperarsi per limitare la circolazione delle espressioni d’odio. […] Come si può operare, in questo quadro di odio, intervenendo senza ledere altri diritti (soprattutto il diritto alla manifestazione del pensiero, il diritto alla privacy e il diritto alla libertà d’impresa)?». Estratti da Giovanni Ziccardi, L’odio online – Violenza verbale e ossessioni in rete, “ICT Security Magazine”, 10 marzo 2017, bit.ly/3HN4THd LE REGOLE DELLA COMUNICAZIONE La comunicazione non ostile ha un vero e proprio manifesto disponibile sul sito . www.paroleostili.it IL DIBATTITO Dopo un’attenta lettura dei testi, avviate, sotto la guida dell’insegnante, un dibattito sul seguente quesito: ► Chi usa una comunicazione ostile in rete deve essere “bannato” ? O, in nome di un confronto democratico, tutte le dichiarazioni in rete devono essere accettate? Dividetevi in due gruppi, più o meno numerosi, tra chi ritiene di rispondere affermativamente al quesito e chi invece negativamente. A turno, ciascun gruppo dovrà motivare e argomentare la propria scelta. Al termine del confronto, cercate di trovare uno o più punti in comune, sui quali possiate convergere. 1 AUTOVALUTAZIONE Rifletti sull’attività svolta: l’hai trovata interessante? Ti sei fatto coinvolgere nel dibattito? Sei riuscito ad argomentare le tue affermazioni? In modo convincente ed efficace? Hai trovato fondate le argomentazioni dei tuoi compagni e delle tue compagne? Hai trovato degli aspetti condivisibili, in quanto da loro sostenuto? Dal termine inglese , "bandire"; nel gergo informatico significa essere esclusi da una comunità virtuale. 1. to ban