FINESTRE INTERDISCIPLINARI – Pedagogia & Filosofia SAGGEZZA O FILOSOFIA? La filosofia è stata sempre considerata un’invenzione greca, che l’Europa ha ereditato. Dalla definizione di filosofia sono state escluse sia le correnti sorte in Oriente, indicate genericamente come “pensiero” oppure “saggezza”, sia, ancora di più, le visioni del mondo dei popoli originari dell’Africa, dell’America Latina e dell’Oceania, considerate narrazioni mitologiche, intrise di superstizioni religiose e magiche. Di fronte a questa esclusione, la Cina ha sentito la necessità di dotarsi del termine “filosofia”, introducendo alla fine del XIX secolo il neologismo , di derivazione giapponese. La convinzione che la filosofia sia un prodotto greco si fonda innanzitutto sull’origine greca della parola. Giangiorgio Pasqualotto (filosofo, n. 1946), tuttavia, evidenzia che i termini e, successivamente, compaiono negli autori greci con significati molto diversi, che spaziano da “amore per il sapere” a “scienza della verità”. «Se non si riesce a stabilire una nozione univoca nemmeno per il significato di all’origine della storia della filosofia occidentale – commenta lo studioso –, con quali argomentazioni si potrebbe sostenere un’identità precisa della filosofia occidentale contrapposta a un generico “pensiero” orientale?». Dunque la sua proposta, all’unisono con altre autorevoli voci, è non solo di abbandonare il pregiudizio che la filosofia sia una prerogativa greca e occidentale ma anche di interrogarsi sui problemi fondamentali dell’umanità a partire da approcci e prospettive che sono maturati in altri contesti. A questo proposito, è interessante osservare alcune caratteristiche del pensiero cinese messe in luce da Anne Cheng: zhexue philósophos philosophía philosophia le correnti di pensiero cinesi e i loro testi fondamentali sono ricchi di riferimenti, citazioni e rinvii. Per questo promuovono un apprendimento che segue un procedimento non lineare ma a spirale, che non ha lo scopo di chiarire un concetto ma piuttosto di approfondire un insegnamento, nel senso di lasciarlo scendere sempre più profondamente nella propria esistenza; ne consegue che il pensiero cinese è orientato all’azione piuttosto che alla conoscenza in sé. I testi non sono da comprendere in termini intellettuali ma da frequentare, memorizzare, discutere, meditare, con il fine non di ragionare sempre meglio, ma di vivere sempre meglio in armonia con il mondo; il pensiero cinese si struttura sulla base di coppie di opposti, nelle quali i due termini (Yin e Yang, Cielo e Terra, Vuoto e Pieno e così via) non si escludono a vicenda ma sono complementari. Le loro interazioni e relazioni continue generano una realtà in permanente divenire. In questa visione del mondo, il mutamento ha un ruolo primario. La riflessione pertanto si incentra sul dinamismo universale, piuttosto che sulla ricerca di un principio assoluto. Nel pensiero cinese, il simbolo che rappresenta gli opposti è un cerchio bicolore diviso simmetricamente da una linea a forma di S. La parte nera simboleggia lo Yin, quella bianca lo Yang. La loro complementarità e alternanza è simboleggiata graficamente dalla presenza di un pallino di colore opposto in ciascuna delle due metà.