Nel 1962 fu pubblicato il libro del filosofo del linguaggio britannico John Austin (1911-1960). In esso l’autore spiega la , sostenendo che ogni scambio comunicativo produce un’azione sulla realtà, in altri termini che . In ogni enunciato egli distingue tre azioni: Come fare cose con le parole teoria degli atti linguistici parlare equivale ad agire , cioè l’azione del parlare, il pronunciare il messaggio; l’atto locutorio , cioè l’azione che l’emittente (chi pronuncia l’enunciato) intende compiere attraverso il messaggio. Austin chiama la volontà del parlante e ne fornisce degli esempi, in parte sovrapponibili alle funzioni della comunicazione descritte da Jakobson | Vedi , p. 102 |: chiedere, pregare, affermare, ordinare, suggerire, promettere, rifiutare, ecc.; l’atto illocutorio forza illocutiva capitolo 2.4 , cioè l’azione che il messaggio produce sul ricevente. In sintesi, l’ è il ; l’ coincide con l’ e quindi l’effetto che egli vuole produrre sul destinatario o, in altre parole, il modo in cui vuole che il messaggio venga interpretato; l’ , infine, è l’ . : prendiamo l’annuncio di un politico durante un’intervista: «Mi candido alle elezioni». Il parlante formula e pronuncia una frase (atto locutorio), con l’intenzione di dare avvio alla sua campagna elettorale, attirare l’attenzione degli elettori su di sé e procurarsi dei sostenitori (atto illocutorio), generando diverse reazioni negli ascoltatori (atto perlocutorio), per esempio speranza o timore a seconda che condividano o meno le sue idee politiche. l’atto perlocutorio atto locutorio contenuto linguistico esplicito del messaggio atto illocutorio intenzione comunicativa del parlante atto perlocutorio impatto della comunicazione sul destinatario ESEMPIO VERSO LA PROFESSIONE - Il mediatore linguistico-culturale Viviamo in un mondo sempre più globalizzato, persone e merci viaggiano da un continente all’altro dando vita a società multiculturali, dove convivono usi e costumi anche molto diversi tra loro. Il mediatore linguistico e culturale è una nuova figura professionale, nata proprio dall’esigenza di favorire la comunicazione tra persone che parlano lingue diverse e con differenti tradizioni culturali. Il mediatore conosce a fondo la lingua e la cultura dei suoi interlocutori e rappresenta il loro punto d’incontro. La sua presenza è spesso fondamentale in ambito medico e psicologico, per esempio durante i colloqui tra specialista e paziente quando essi provengono da paesi diversi. Oltre a essere un interprete, cioè a tradurre i messaggi nell’una e nell’altra lingua, egli fornisce informazioni e spiegazioni riguardo alle pratiche sociali e alle credenze culturali chiamate in causa dall’interazione. In pratica, permette la creazione di un contesto condiviso. verso la professione