verso le prove INVALSI IL LETTORE COMPETENTE C’era, allora, un principe chiamato Aquilino, che voleva condurre in moglie la più bella principessa del mondo. La scelta cadde sulla principessa Nazzarena e furono concertate le nozze. Si fecero grandi preparativi per la cerimonia, ma quel giorno si vide apparire una sola carrozza e ne scese un vecchietto gobbuto. «Io sono il Re di Bikarìa e questa è la mia figliuola Nazzarena che chiedete per moglie.» La principessa era nana, pallida, vizza. Aquilino voleva disdire le nozze, ma doveva mantenere la parola data. Al mattino seguente, per distrarsi, il principe uscì a caccia. Gli apparve una lepre d’argento che brucava l’erba e lo guardava fisso. Quando Aquilino si avvicinò, essa fece un balzo e sparì. Al principe parve di sentire dietro di sé, dall’interno di un tronco, una eco lontana di musiche e di voci. Provò a picchiare la corteccia. La corteccia si aprì e apparve una scala. Portava a un palazzo immenso. Aquilino s’avanzava trasognato. Trascorso un po’ di tempo nel palazzo, il principe decise di andare a dormire, ma uno schiamazzo lo svegliò. Molte paia di mani s’intrecciavano, accennando verso di lui. «A che giuoco si gioca?» «Alla palla.» «Giochiamo alla palla con quel tale che dorme?» Le mani afferrarono le lenzuola e cominciarono a farlo sbalzare, ma egli teneva le ciglia chiuse, fingendo di dormire. Al risveglio Aquilino si palpava le ossa indolenzite, quando si vide accanto la lepre d’argento, che aveva due piedi e due mani di donna. «Io sono la principessa Nazzarena, quella che il vostro cuore scelse per compagna. Un mago mi trasformò. Sarò salva se passerete qui dentro tre notti senza aprire gli occhi. Il mago è quegli stesso che si presentò al vostro cospetto tentando di farvi sposare la sua nanerottola.» La lepre sparì. Aquilino attese ansioso la seconda sera. Mangiò, andò a letto, si addormentò. Si svegliò a causa degli schiamazzi: molte mani lo sollevarono dal letto e lo scossero. Al risveglio Aquilino vide la lepre d’argento. Aveva ormai tutto il corpo di donna; solo la testa restava di lepre. Giunse la terza notte. Riapparvero le mani più furiose che mai. Aquilino non LA LEPRE D’ARGENTO