12 Storia biennio V1.qxp_Layout 1 12/01/24 12:03 Pagina 352 352 12. La crisi della repubblica ROMA POTENZA DEL MEDITERRANEO IN SINTESI A Roma, nel II secolo a.C., aumentarono le disuguaglianze tra una minoranza ricchissima di patrizi e plebei e la massa della gente comune, molto povera. Tra i più ricchi, i nobiles formavano un aristocrazia di grandi proprietari terrieri. Gli equites, o cavalieri, erano ricchi mercanti e imprenditori, esclusi però dalla politica. La piccola e media proprietà terriera era impoverita dalle guerre in cui aveva combattuto e dalla concorrenza del grano proveniente dalle province. Molti vendettero la terra ai grandi proprietari e si trasferirono a Roma andando a costituire il proletariato urbano. Fiorì anche il commercio degli schiavi. Si formarono due partiti: gli ottimati erano i nobili proprietari terrieri con il pieno controllo del senato, mentre tra i popolari c erano i cavalieri, che cercavano l appoggio delle masse. I fratelli Tiberio e Gaio Gracco, aristocratici e tribuni della plebe, proposero di distribuire le terre dell ager publicus ai nullatenenti e di dare la cittadinanza agli Italici. Suscitarono l opposizione degli aristocratici e furono uccisi. Tra i popolari, Gaio Mario, homo novus, riformò l esercito, trasformando il servizio militare in una professione, corrispondendo una paga regolare ai soldati e la terra ai veterani. I soldati 17 erano fedeli ai loro comandanti, perché i premi finali dipendevano dalle carriere dei generali. L esercito diventava così uno strumento di potere nelle mani dei comandanti. Gli Italici erano scontenti perché non partecipavano alle spartizioni delle terre, né alle distribuzioni gratuite di grano. Tra il 91 e l 88 a.C. si combatté la guerra sociale: Roma, sconfitta, concesse la cittadinanza agli Italici. Tra gli ottimati emerse Silla che, grazie all appoggio degli aristocratici, si contrappose a Gaio Mario (sostenuto dai popolari) in una guerra civile (88-82 a.C.). Mario fu sconfitto e Silla attuò riforme per rafforzare il senato. Il comando militare degli eserciti si rivelò fondamentale per acquisire potere. A Roma emersero le figure di Gneo Pompeo, aristocratico che aveva condotto vittoriose campagne militari, e Marco Licinio Crasso, aristocratico tradizionalista ma con uno spiccato senso degli affari. Pompeo e Crasso si allearono e presero il potere. A loro si unì Gaio Giulio Cesare, aristocratico con grande esperienza militare e politica, vicino ai popolari. Si accordò con Pompeo e Crasso e, nel 60 a.C., i tre strinsero un patto non ufficiale, detto triumvirato. Con il loro appoggio, Cesare fu designato console nel 59 a.C.; nominato poi proconsole, tra il 58 e il 51 a.C. conquistò la Gallia, che diventò una provincia romana. Alla morte di Crasso, il triumvirato si sciolse. Dopo uno scontro tra i sostenitori di Cesare e Pompeo, il senato diede pieni poteri a Pompeo. Iniziò una guerra civile che si concluse con la vittoria di Cesare a Farsalo (48 a.C.) e con la morte di Pompeo. Cesare riformò il senato, allargandolo ai cavalieri ricchi, cancellò i debiti dei poveri, concesse le terre ai veterani plebei, avviò grandi lavori pubblici ed estese la cittadinanza alla Gallia Cisalpina. Nel 45 a.C. si fece nominare dittatore a vita e ricevette il titolo di imperator. Nel marzo del 44 a.C., Cesare fu assassinato in senato da un gruppo di congiurati aristocratici.