L’ultima metopa riproduce l’episodio di Eracle che sconfigge i Cercopi, feroci briganti trasportati appesi a testa in giù dall’eroe greco come fossero prede di caccia. Nella figura di Eracle, oltre le caratteristiche dello stile arcaico, come gli occhi e il sorriso, colpiscono la resa della muscolatura possente e del movimento suggerito anche dai capelli pendenti dei due Cercopi, acconciati all’orientale con trecce formate da file di perline ai lati della testa.
Fregi ionici
L’ordine ionico, al contrario del dorico, presenta un fregio continuo che ben si presta a narrazioni omogenee relative spesso a un’unica tematica. Spesso si assiste alla riproduzione di scene belliche, costituite da duelli, e processioni sacre, come avverrà successivamente nel fregio interno del Partenone (vedi p. 163).
Tesoro dei Sifni a Delfi
Il santuario di Apollo a Delfi, come quello di Olimpia, era uno dei santuari panellenici della Grecia. Le singole póleis gareggiavano per la costruzione di monumenti votivi all’interno dello spazio sacro, che prendono il nome di thesaurói, cosiddetti tesori, offerti dai cittadini al santuario. Uno di questi è il Tesoro dei Sifni, abitanti di Sifno, isola delle Cicladi, costruito intorno al 530-525 a.C. lungo la via sacra del santuario di Delfi.
Il monumento costituisce uno dei primi esempi di fregio ionico continuo, che supera il limite delle scene indipendenti legate al fregio dorico e offre all’osservatore una innovativa fruizione ininterrotta della storia rappresentata. La raffigurazione, infatti, ottiene una forza narrativa maggiore, in quanto la superficie unitaria del fregio permette di esaltare l’insieme delle figure che compongono le scene.
Nell’esecuzione del fregio, che corre intorno ai quattro lati del monumento, è stata individuata la mano di due artisti differenti, uno più anziano, fedele allo stile arcaico a cui si attribuiscono il lato sud e quello ovest, e uno più giovane, che anticipa alcune soluzioni spaziali e stilistiche dell’età classica per i lati nord ed est.
Il lato ovest, il principale in quanto corrispondente all’ingresso del tempietto, è attribuito all’artista più anziano e raffigura il Giudizio di Paride, ovvero la scena in cui il figlio di Priamo, re di Troia, deve scegliere la dea più bella tra Atena, Afrodite e Hera. La scelta da parte del principe troiano di Afrodite, che gli aveva promesso l’amore di Elena moglie di Menelao, la donna più bella del mondo, è la causa scatenante della guerra di Troia. La dea è rappresentata mentre scende dal carro (49), un gesto che accresce il movimento dell’azione insieme a quello dei cavalli sulla destra, rappresentati di profilo, restituendo così una sensazione di profondità spaziale.

La sezione più celebre del fregio nel lato nord è la gigantomachia, la lotta tra gli dèi e i giganti, figli di Gea, la personificazione della Terra. In questi rilievi, attribuiti all’artista più giovane, si distinguono una prima vera attenzione per la profondità, accentuata dal sovrapporsi delle figure su più piani, e una ricerca di decorativismo, come mostra la testa di cavallo scolpita sull’elmo del guerriero sullo sfondo. Colpisce, in particolare, la rappresentazione della dea Hera (50), raffigurata nell’atto di affondare la lancia nel corpo di un gigante caduto: l’acconciatura a lunghe trecce ondulate e il volto riprendono ancora stilemi arcaici, ma il dinamismo del movimento e la resa della veste restituiscono una vitalità inedita nell’arte greca fino a questo momento.
