Frontone dell’Hekatómpedon di Atene
Sull’Acropoli di Atene, tra il 570 e il 560 a.C. viene costruito dal tiranno Pisistrato il primo grande tempio dedicato alla dea Atena, definito anche Hekatómpedon poiché lungo 100 piedi (dal greco ekatón – cento – e poús, podós – piede).
Il frontone di questo tempio arcaico (53) costituisce un’evoluzione stilistica rispetto all’Artemísion di Corfù, in particolare per il maggiore realismo delle figure. La percezione originaria dell’opera è agevolata dalla buona conservazione della policromia delle sculture (vedi p. 131). Al centro si sviluppa una scena a carattere apotropaico, con due leoni raffigurati nell’atto di sbranare un toro.
Tuttavia, a restituire uno splendido esempio di scultura architettonica sono gli angoli, anche qui occupati da episodi mitici narrativamente indipendenti dalla scena centrale. A sinistra è raffigurato Eracle in lotta contro Tritòne, figlio di Poseidone, riconoscibile per la parte del corpo superiore umana e quella inferiore a forma di pesce, evidenziata qui dalle scaglie di colore rosso e blu, che ben si adatta allo spazio ristretto dell’estremità angolare del frontone. Sul lato destro, invece, si sviluppa la figura di un mostro alato, forse Nereo (53A), composto da tre busti umani con parte inferiore anguiforme, ovvero attorta a forma di serpente, anche in questo caso policroma. I tre busti tengono in mano rispettivamente un’onda, una fiamma e un uccello, che insieme alla coda serpentiforme rappresenterebbero i quattro elementi: acqua, fuoco, aria e terra. Le due teste di sinistra sono rivolte di profilo verso la scena centrale mentre la terza è ruotata verso l’osservatore con una visione di tre quarti, che rompe la rigida frontalità tipica dello stile arcaico. Le tracce di colore blu sulle barbe del mostro tricorpore sono la ragione per cui il frontone è conosciuto anche con il nome di “frontone del Barbablù”.