Koúros di Milo

Come nell’ordine ionico, la scultura che si sviluppa sulla costa dell’Asia Minore e nelle Isole Cicladi è caratterizzata da proporzioni più slanciate ed eleganti, con forme e modellati più naturalistici e contorni morbidi. I principali centri di produzione sono Mileto, Efeso (centri dell’attuale Turchia), Chio, Samo e ovviamente le Isole Cicladi. Nonostante le differenze stilistiche e proporzionali, la scultura ionica presenta alcuni elementi comuni alla corrente dorica, come la frontalità, le trecce orientalizzanti dei capelli e il ricorrente sorriso arcaico.
Una delle opere più rappresentative è il cosiddetto Koúros di Milo (55), realizzato nell’Isola di Nasso, in marmo locale, tra il 550 e il 540 a.C. La scultura ha un aspetto slanciato, accentuato dalle lunghe gambe e dalle braccia aderenti alle cosce, ed è caratterizzata da un corpo asciutto senza particolare tensione muscolare. Le linee morbide e la superficie più omogenea delle forme, apprezzabili nonostante l’abrasione del marmo, rispecchiano a pieno la corrente artistica ionica, che inizia ad allontanarsi dalla rigidità dello stile dedalico.

Koúros di Milo – Statua in marmo raffigurante un giovane nudo in posizione eretta, con il piede sinistro leggermente avanzato. Il volto presenta tratti stilizzati, con occhi a mandorla e un accenno di sorriso arcaico. I capelli sono lunghi e cadono sulle spalle in trecce scolpite. Le braccia sono distese lungo il corpo, con le mani chiuse. La superficie della statua mostra segni di usura e alcune parti restaurate. La figura poggia su una base rettangolare.
55. Koúros di Milo, 550-540 a.C., marmo, h 214 cm. Atene, Museo Archeologico Nazionale.

Hera di Samo

Sempre in ambito ionico viene realizzata anche la celebre Hera di Samo (56), una statua in marmo di Nasso, risalente al 570-560 a.C. La scultura è acefala e piuttosto slanciata, caratteristica accentuata dalla forma colonnare dell’opera e dalla curvatura delle vesti, finemente ricamate con sottili incisioni. La statua femminile, verosimilmente una fanciulla che porta offerte, donata al tempio da Cheramyes, come recita un’iscrizione, indossa un chitone, veste di lino cinta in vita, ed è avvolta da un mantello, l’himátion disposto obliquamente sul busto. Le scanalature verticali del chitone, che arriva fino alla base della scultura lasciando scoperte solo le punte dei piedi, contrastano con l’andamento obliquo delle incisioni del mantello, conferendo così effetti di vivacità e chiaroscuro all’opera. L’alternanza tra luci e ombre delle incisioni verticali, così come la forma cilindrica del chitone, richiamano direttamente la scanalatura delle colonne ioniche (56A). Il braccio destro è tenuto aderente al fianco con la mano che tiene un lembo di veste, mentre il sinistro è piegato al petto, forse nell’atto di offrire qualcosa alla dea.

Hera di Samo – Statua in marmo raffigurante una figura femminile in posizione eretta, con il corpo avvolto in un lungo chitone aderente, decorato con fitte scanalature verticali, e sopra un mantello disposto obliquamente sul busto. Il braccio destro è aderente al corpo, mentre il sinistro, in parte mancante, è piegato con la mano che sfiora il petto. La testa è mancante. I piedi, scolpiti con cura, emergono dalla base circolare. La superficie della statua mostra segni di erosione.
56. Hera di Samo, 570-560 a.C., marmo, h 192 cm. Parigi, Musée du Louvre.
Schema compositivo dell’Hera di Samo – Disegno schematico della statua con indicazione degli elementi del vestiario. In arancione è evidenziato l’Himátion, il mantello drappeggiato sul busto, mentre in azzurro è mostrato il chitone, la lunga tunica aderente con fitte pieghe verticali. La figura è inscritta in un cilindro rosso, con una linea blu tratteggiata che segna l’asse di simmetria della composizione.
56A. Schema compositivo dell’Hera di Samo. In arancione l’himátion; in azzurro il chitone.