AL CUORE DELL’ARTE
La rappresentazione della figura umana supera gli schematismi che distinguevano le produzioni precedenti e riproduce con maggiore aderenza alla realtà le forme anatomiche, mirando a comporle in un equilibrio armonico.
Veri e propri canoni proporzionali ed estetici si diffondono tra gli artisti del V secolo a.C. e si riflettono nelle opere a tutto tondo e nelle sculture architettoniche, che assumono in questo periodo una grande capacità narrativa.
CONVERGENZE
VERSO IL CONTEMPORANEO
DALLA SCULTURA GRECA A GIACOMO BALLA
p. 206
Lo stile severo e l’abbandono della tradizione arcaica
Nella statuaria l’allontanamento dalla rigida impostazione arcaica del corpo umano comporta anche l’abbandono delle influenze provenienti dall’arte orientale. Scompare il sorriso arcaico e i volti assumono espressioni impassibili e pacate, ragione che ha portato alla definizione di stile severo per questo primo periodo dell’arte classica (480-450 a.C. ca.). Proprio questa nuova rappresentazione della natura umana riflette il controllo emotivo e la forza intellettuale dell’individuo della pólis. Si tratta dunque di una fase di transizione, in cui cresce l’attenzione per il naturalismo dell’anatomia umana e per l’equilibrio delle composizioni, un indirizzo artistico di cui Kritios e Mirone (vedi p. 152) sono i più importanti rappresentanti. Tuttavia, si riscontrano ancora in minima parte alcune sopravvivenze dello stile tardoarcaico, come la semplificazione delle forme e una resa non completamente realistica del movimento.
Efebo di Kritios
Una statua di Efebo (68), datata tra il 480 e il 475 a.C., costituisce un esempio indicativo di questo sostanziale cambiamento stilistico. L’opera, attribuita allo scultore ateniese Kritios, mostra per la prima volta organicità nella riproduzione di un corpo umano, con il naturale avanzamento della gamba destra, lievemente inclinata e liberata dal peso del corpo che grava perlopiù sulla gamba sinistra, determinando un leggero abbassamento del fianco destro (68A).
La distribuzione del peso, la ponderazione (dal latino pondus – peso), è la conquista principale della scultura del primo ventennio del V secolo a.C., e rappresenta una consistente evoluzione rispetto all’immobilismo delle gambe rigide e diritte dei koúroi arcaici, a cui si unisce una resa più naturalistica della muscolatura e delle parti anatomiche. Alla posa più spontanea della figura scultorea concorrono anche l’assenza del sorriso e la testa leggermente ruotata verso la gamba libera, che rompe con la frontalità, alla quale invece rimane ancora sottoposto il busto. L’idealizzazione del volto, inquadrato da una capigliatura più realistica, e il carattere atletico del corpo riflettono per la prima volta i princìpi morali ed estetici dell’inizio dell’età classica.


CONFRONTI
Le novità introdotte da Kritios nell’Efebo appaiono più evidenti se comparate con gli esempi della scultura attica arcaica. Il confronto con il koúros di Kroisos (540-530 a.C.) (69), rinvenuto ad Anavyssos, località dell’Attica, rende immediata la comprensione delle conquiste dello stile severo. In questo caso, la figura mostra un primo tentativo di rendere più morbida e naturale la muscolatura, ma mantiene forti connotati arcaici, come il sorriso nel volto, la capigliatura a perline di stile orientalizzante, le braccia e le gambe rigide, a differenza del naturalismo dell’anatomia e dell’equilibrio delle proporzioni dell’Efebo di Kritios.
