Eracle a riposo
Altra opera della maturità di Lisippo è l’Eracle a riposo (128), di cui resta una celebre copia marmorea di dimensioni colossali, l’Ercole Farnese, che prende il nome dalla collezione della famiglia Farnese in cui entrò a far parte dopo essere stata ritrovata nel 1540 a Roma nelle Terme di Caracalla.
Nonostante la gamba sinistra sia tesa, l’intero peso del corpo si abbandona sulla spalla sinistra, leggermente rialzata, che poggia sulla clava ricoperta dalla leontè, gli attributi tipici dell’eroe. La testa mantiene proporzioni minori rispetto al resto del corpo, come è caratteristico dello stile lisippeo, e il volto barbato è contraddistinto da un’intima espressione pensierosa. L’opera, nonostante le modifiche dello scultore ateniese Glicone che ha realizzato la copia, rompe con le tradizionali rappresentazioni del semidio, solitamente colto nell’istante cruciale di una delle sue fatiche per sottolinearne la forza. In questo caso, invece, l’artista sceglie di riprodurre Eracle in un momento di pausa, in cui è espressa tutta la sua stanchezza al termine di una delle sue imprese: con la mano destra portata dietro la schiena, l’eroe tiene i pomi d’oro, che conferivano l’immortalità, appena rubati dal giardino delle Esperidi, le figlie della dea Temi. Nonostante il soggetto mitologico, l’opera rivela un’umanità e un realismo inediti, che contrastano con la portentosa muscolatura di Eracle, e anticipano le espressioni fortemente patetiche e le anatomie esasperate della scultura di piena età ellenistica.
