Ben poco rimane dell’abitato che si sviluppava ai piedi del monte (la cosiddetta città bassa), a differenza della parte alta, destinata all’acropoli e dotata di una cinta muraria autonoma (140). Le varie parti del complesso tessuto urbano, realizzato soprattutto dai re Attalo I (241-197 a.C.) ed Eumene II (197-159 a.C.), erano collegate tra loro attraverso una strada con andamento irregolare che seguiva i vari monumenti dislocati su diversi livelli. I principali terrazzamenti, in alcuni casi scavati nel monte in altri realizzati grazie a possenti sostruzioni (strutture di sostegno) a più piani, sono il risultato di una nuova urbanistica scenografica, perfettamente inserita nel paesaggio grazie alla messa a punto di nuove tecniche architettoniche, come la serie di arcate contigue.

Rovine di Pergamo (Turchia). Veduta aerea dell'antica Acropoli di Pergamo, situata su una collina e circondata da un paesaggio verde con un lago sullo sfondo. Al centro, le rovine del teatro scavato nel pendio con gradinate in pietra ben conservate. Più in alto, resti di colonne e archi appartenenti a edifici monumentali. Le mura antiche e le terrazze si estendono lungo il sito archeologico, evidenziando la struttura urbanistica della città ellenistica.
140. Rovine di Pergamo (Turchia).

L’Acropoli pergamena (141-142) si sviluppa intorno al grande teatro, adattato completamente al pendio della rocca, con varie terrazze che accoglievano una serie di monumenti sacri: tra questi spiccano ovviamente il grande altare dedicato a Zeus (vedi p. 194) e il Tempio di Atena, ma erano presenti anche edifici a carattere civile, come la biblioteca, che contendeva il primato con quella più famosa di Alessandria.
La regolarità urbanistica dei terrazzamenti era garantita anche dall’utilizzo delle stoái (in greco “portici”), soluzioni architettoniche già ideate in epoca classica, ma maggiormente diffuse in età ellenistica. Questo tipo di struttura consisteva in un lungo porticato aperto da un lato e delimitato da un muro di fondo dall’altro, con l’interno spesso diviso in due navate da una fila di colonne, di ordine diverso rispetto al colonnato esterno. La facciata porticata di una stoá poteva svilupparsi anche su due ordini in altezza ed era spesso rivolta verso lunghe vie o piazze, che in epoca ellenistica iniziano ad assumere conformazioni chiuse. Questi lunghi edifici, coperti da tetti spioventi, svolgevano varie funzioni pubbliche ed erano spesso arricchiti da importanti opere d’arte, di pittura e scultura.

Pianta dell’Acropoli di Pergamo. Schema architettonico in pianta della città antica con la disposizione degli edifici principali. Sono evidenziati il teatro, con la sua cavea semicircolare, il grande altare, situato in un'ampia terrazza, e i palazzi reali, distribuiti nella parte superiore del complesso. Le linee e i simboli rappresentano i muri, le strutture e gli accessi della cittadella fortificata.
141. Pianta dell’Acropoli di Pergamo.
Plastico ricostruttivo dell’Acropoli di Pergamo. Modello tridimensionale che rappresenta l’Acropoli antica con gli edifici e le strutture principali. Il teatro, con la sua cavea semicircolare, è collocato sul pendio della collina. La stoá, una lunga struttura porticata, si estende ai piedi dell'acropoli. Nella parte superiore, si distinguono il grande altare, il Tempio di Atena e la Biblioteca, circondati da edifici con tetti rossi.
142. Plastico ricostruttivo dell’Acropoli di Pergamo. Berlino, Staatliche Museen, Pergamonmuseum.

Stoá di Attalo II ad Atene

L’attività edilizia dei sovrani di Pergamo si estende anche ad Atene, il cui aspetto si modifica secondo le nuove mode ellenistiche, soprattutto nei luoghi centrali della città. Alla prima stoá, fatta costruire da Eumene II sotto le pendici dell’Acropoli di Pergamo, segue quella più celebre di Atene, promossa dal re Attalo II (159-138 a.C.) nel cuore dell’agorà.
Il porticato, costruito intorno al 140 a.C., era lungo 116,50 m e si sviluppava su due piani (143), l’inferiore scandito da 45 colonne doriche e quello superiore da altrettante semicolonne ioniche addossate a pilastri. Entrambi i livelli erano suddivisi in due navate da un colonnato meno fitto composto da 22 colonne (144), ioniche quelle inferiori e a capitello a calice con foglie d’acqua quelle superiori, mentre sul fondo dell’edificio si apriva una serie di ambienti adibiti a botteghe. Il complesso architettonico mostra una ragionata combinazione dei vari ordini, sviluppando la sperimentazione già avviata nei Propilei di Mnesicle sull’Acropoli. Da un punto di vista stilistico, le colonne doriche del primo piano mostrano le scanalature separate da listelli anziché spigoli vivi, un prestito dall’ordine ionico quindi, secondo la tendenza ormai diffusa della commistione degli ordini che viene promossa dai regni ellenistici.
La stoá di Attalo II oggi mostra l’aspetto che doveva avere in origine in quanto è stata del tutto ricostruita, non senza opinioni contrastanti, da parte della Scuola Americana di Studi Classici ad Atene tra il 1953 e il 1956.

Ricostruzione della Stoá di Attalo II, veduta dall’alto. Edificio porticato a due piani con lunghe file di colonne doriche al piano terra e ioniche al piano superiore. Il tetto a spiovente è rivestito di tegole rosse. Circondato da alberi, si trova nell’antica Agorà di Atene. In primo piano, una chiesa bizantina con cupola e mattoni a vista si distingue tra la vegetazione. Sullo sfondo, edifici moderni con tetti rossi si mescolano al paesaggio urbano.
143. Ricostruzione della Stoá di Attalo II, veduta dall’alto. Atene.
Ricostruzione della Stoá di Attalo II, interno del porticato. Ampio spazio con colonne doriche all’esterno e ioniche all’interno, che sostengono un soffitto in travi di legno. Il pavimento in marmo levigato riflette la luce naturale. Lungo la parete, ci sono esposizioni di sculture antiche e reperti archeologici. Lo spazio si estende in profondità, creando una prospettiva lineare che enfatizza la simmetria dell’architettura.
144. Ricostruzione della Stoá di Attalo II, interno del porticato. Atene.