E fate caso alla ringhiera del balcone: per il pittore, non si tratta di un semplice elemento architettonico bensì di uno strumento attraverso il quale segmentare la figura della bambina in una successione di istanti catturati nel loro fluire.
Con il ritmo regolare delle sbarre, Balla ricrea, insomma, il cosiddetto “effetto otturatore” tipico delle pellicole cinematografiche, dove un intervallo nero separa i fotogrammi permettendo all’occhio di sovrapporre le immagini successive e percepire così il movimento.
Più che una bambina, stiamo osservando un’energia che attraversa lo spazio con leggerezza e velocità, dissolvendosi nel bagliore di un istante. La figlia del pittore diventa un mosaico di luci e colori brillanti. La scelta di questi ultimi, tra l’altro, non è casuale. Gli effetti di verde su blu, rosso su blu violaceo e ancora arancio su verde risentono infatti della tavolozza dei pittori impressionisti e fauves, di cui Balla aveva potuto studiare le opere in occasione di un viaggio a Parigi.
A differenza delle tessere ordinate e ben disposte dei mosaici, però, il nostro artista sembra aver sparpagliato di più le sue pennellate, in modo casuale e vivace, come fossero coriandoli.
Queste ultime non sono definite e stabili ma vibranti e veloci, grosse tacche sciolte e separate, quadrate e sovrapposte che fanno scomparire qualsiasi consistenza materiale ed evocano così una sensazione di sfuggevolezza.
INSOMMA, DALLE SCULTURE GRECO-ROMANE AL FUTURISMO DI BALLA, IL TENTATIVO DI RAPPRESENTARE IL DINAMISMO NELLA FISSITÀ DI UN’OPERA D’ARTE RIFLETTE NON SOLO I CAMBIAMENTI STILISTICI, MA ANCHE LE TRASFORMAZIONI TECNOLOGICHE E FILOSOFICHE CHE HANNO RIVOLUZIONATO LA NOSTRA PERCEZIONE DEL TEMPO E DEL MOVIMENTO.