CON VER GENZE ARTE E AT TIVISMO di Jacopo Veneziani 1898-1902 / Pellizza da Volpedo Non un caso che il pittore piemontese Giuseppe Pellizza sia passato alla storia come Pellizza da Volpedo , con il cognome affiancato al nome del piccolo borgo agricolo in cui era nato nel 1868. Volpedo non era soltanto il suo paese natale, era anche il suo incubatore di idee , per usare un espressione di oggi, la dimensione interiore a cui attingeva per trovare i temi che avrebbe poi trattato nella sua arte: la famiglia, il paesaggio, il mondo contadino. Molto legato alla sua regione, Giuseppe era figlio di due piccoli proprietari terrieri che, diversamente da quanto potremmo aspettarci, accettarono fin da subito la vocazione artistica del figlio. Cosa che non era affatto scontata in una famiglia di agricoltori, dove ciascun membro doveva contribuire al lavoro quotidiano. E invece questi due genitori lasciarono spiccare il volo al loro unico figlio maschio! Pellizza non li deluse, dimostrandosi fin da subito un allievo modello, molto esigente con s stesso e con i suoi insegnanti! Prov , infatti, diverse scuole per trovare l arte pi affine al suo essere e al suo tempo. «L artista deve studiare la societ in cui vive e capire l arte che gli adatta», scrisse appena ventenne. Studi all Accademia di Brera a Milano, dove familiarizz con l arte del ritratto, poi all Accademia di Belle Arti di Firenze, la citt in cui oltre ad approfondire i maestri del Rinascimento frequent i Macchiaioli e impar da loro a vedere il mondo a macchie , ovvero come un agglomerato di luce e colore. Queste lezioni gli tornarono utili quando, nel 1898, inizi a dipingere la sua opera pi nota, il Quarto Stato, una tela monumentale esposta alla Quadriennale di Torino del 1902. Come suggerisce il titolo, l opera dedicata ai ceti sociali pi umili, contadini e artigiani non appartenenti n all aristocrazia, n al clero, n alla borghesia. A ispirarlo era stata una manifestazione di protesta scoppiata a Volpedo contro l aumento del prezzo del pane e i frequenti maltrattamenti subiti dai lavoratori. Il Partito socialista dei lavoratori italiani di Filippo Turati (1857-1932) portava avanti rivendicazioni simili anche in altre citt d Italia, lottando per ottenere riforme che migliorassero il tenore di vita delle classi lavoratrici. «LA QUESTIONE SOCIALE S IMPONE», NOTAVA PELLIZZA, «MOLTI SI SON DEDICATI A ESSA E STUDIANO ALACREMENTE PER RISOLVERLA. 260 UNITÀ 5 ANCHE L ARTE NON DEV ESSERE ESTRANEA A QUESTO MOVIMENTO VERSO UNA META CHE ANCORA UN INCOGNITA MA CHE PURE SI INTUISCE DOVER ESSERE MIGLIORE RISPET TO ALLE CONDIZIONI PRESENTI». Il pittore era, insomma, convinto che l arte non potesse pi essere estranea alla questione sociale e decise di impegnarsi in prima persona per amplificare la voce del proletariato nella sua battaglia per l emancipazione e il riconoscimento. Basandosi su una serie di studi fotografici degli abitanti di Volpedo, che posarono come modelli, Pellizza plasm una massa di contadini, operai e artigiani dipinti a grandezza naturale, immortalati con i colori terrosi tipici del Realismo mentre avanzano inarrestabili verso il progresso. Anche i suoi studi fiorentini sul Rinascimento italiano gli vennero in aiuto per dare loro dignit ! Osservate con attenzione il personaggio centrale, un uomo fiero e barbuto con cappello e pantaloni di fustagno, per cui pos il farmacista del paese. Il gesto con cui tiene la giacca rimanda alla mano del David di Michelangelo che trattiene la fionda. Anche la sua, in fondo, un ardua lotta contro Golia! Ma questo lavoratore non solo a combatterla! I suoi compagni avanzano in modo compatto e deciso, con volti seri e determinati. C chi tiene le braccia incrociate, segno di fermezza e risolutezza, chi invece cammina con le mani lungo i fianchi, suggerendo prontezza all azione. La donna al suo fianco ispirata a Teresa Bidone (1875-1907), l amatissima moglie del pittore tende il braccio verso il basso per incitare la folla a seguirla. Tiene in braccio un bimbo e avanza scalza! Non poteva forse permettersi un paio di scarpe? No, la ragione un altra. Pi che la rappresentazione realistica di una donna in carne e ossa, questa un allegoria. Rappresenta l umilt del proletariato la cui unica ricchezza era, come dice il nome stesso, la prole e il suo cammino verso l emancipazione, sottolineato anche dalla luce che colpisce i personaggi. Fateci caso: le ombre corte sembrano suggerirci che a illuminare i protagonisti del dipinto la luce del sole di mezzogiorno che, trovandosi al suo punto pi alto nel cielo, cade quasi verticalmente sugli oggetti. Ma allora perch il paesaggio sullo sfondo