CON VER GENZE di Jacopo Veneziani IL POTERE EVOCATIVO DEGLI OGGET TI 1936 / Meret Oppenheim Nella prima met del Novecento, il quartiere parigino di Saint-Germain-des-Pr s divenne un importante centro culturale e intellettuale, di gran richiamo per artisti, scrittori e filosofi che si davano appuntamento nei tanti dehors della Rive Gauche. Un pomeriggio di primavera del 1936, seduti allo stesso tavolo del Caf de Flore, avremmo potuto trovare l artista e creatrice di oggetti tedesca Meret Oppenheim, Pablo Picasso e Dora Maar, la giovane fotografa di cui Pablo si era recentemente infatuato. Oppenheim stava raccontando tutta fiera le sue ultime creazioni per la maison dell eccentrica stilista Elsa Schiaparelli (1890-1973), con cui aveva iniziato a collaborare l anno precedente. Aveva disegnato per lei una collana con ossicini d avorio tenuti insieme da un nastro d oro, dei guanti dai quali spuntavano le unghie smaltate e dei sandali con la suola rivestita di pelliccia. Quella primavera, poi, aveva avuto un idea stravagante: rivestire di pelliccia un anello e un bracciale rotondo di ottone per racchiudere abito e accessorio in un unico oggetto. «In effetti, si potrebbe rivestire di pelliccia qualsiasi cosa», comment divertito Picasso. «S , anche questa tazza e questo piattino», ribatt Meret. E notando che il suo t si stava raffreddando chiese al cameriere: «Un po pi di pelliccia, grazie!». Poi pens tra s e s : «E se lo facessi davvero?». E infatti, poco tempo dopo, acquist in un grande magazzino una tazza da t con piatto e cucchiaino e li ricopr con un avanzo di pelliccia di gazzella bionda che aveva in casa. Rivest quegli oggetti lasciando che la parte marrone della pelliccia formasse un bordo scuro intorno al margine esterno della tazzina da t , coordinato al piattino, mentre il corpo della tazza era color panna. Nacque cos la celebre opera che Andr Breton, teorico del movimento surrealista, avrebbe poi ribattezzato Colazione in pelliccia, sintetizzando i titoli della celebre Colazione sull erba di Manet e del romanzo Venere in pelliccia di Leopold von SacherMasoch (1836-1905). Sposando perfettamente i proclami teorici di Breton che affermava «La bellezza sar convulsiva o non sar » l opera di Meret Oppenheim fu esposta nel maggio del 1936 alla prima mostra surrealista dedicata agli oggetti, organizzata alla Galleria Charles Ratton a Parigi. Fu collocata in una vetrina che conteneva, fra l altro, sculture di Picasso e Giacometti, un ready-made di 430 UNITÀ 7 Duchamp e opere di Max Ernst. Per l artista tedesca, appena ventitreenne, fu un autentica consacrazione. Ma non era finita! A visitare la mostra venne anche Alfred Barr (1902-1981), giovane direttore del neonato Museum of Modern Art di New York che, colpito dalla tazza impellicciata, senza nemmeno preoccuparsi di chi fosse l autore, la volle subito acquistare per il proprio museo, accaparrandosela per la modica cifra di cinquanta dollari. Fu la prima opera di un artista donna a entrare nel museo americano, facendo guadagnare a Oppenheim l appellativo di First Lady del MoMA . Agli occhi di Barr, la Colazione in pelliccia incarnava alla perfezione il potere evocativo e narrativo degli oggetti surrealisti che, «di colpo», come scrive Andr Breton, procurano «un turbamento fisico caratterizzato dalla sensazione di un alito di vento alle tempie capace di procurare un vero brivido». A ispirare Meret Oppenheim era stata, infatti, l idea di rendere strano qualcosa di comune, il contrasto imprevedibile e spiazzante, come ha scritto la sua biografa Martina Corgnati (n. 1956), «tra il freddo e levigato nitore della porcellana e la consistenza tattile, morbida e calda della pelliccia», un accostamento di materiali estranei che i surrealisti amavano combinare per dare la caccia «alla folle bestia dell abitudine», superando le convenzioni e le norme sociali stabilite, e creare nuovi significati e suggestioni, esplorando cos la casualit , l irrazionalit e l inconscio attraverso l arte. Provate anche voi a focalizzarvi sulla sensazione suscitata da questo strano cortocircuito di oggetti. «La pelliccia piacevole al tatto», ha osservato il critico d arte Will Gompertz (n. 1965), «ma disgustosa quando si appoggia alla bocca. Vorresti bere dalla tazza e mangiare dal cucchiaino questo il loro scopo ma la sensazione della pelliccia rivoltante». Questo contrasto risvegliava nell osservatore una reazione viscerale, quel «brivido» descritto da Breton, capace di destabilizzare le aspettative razionali e aprire la mente a nuovi orizzonti immaginativi. «Poche opere d arte in anni recenti hanno catturato tanto l immaginazione popolare come l oggetto surrealista di Meret Oppenheim», comment poco dopo l acquisto Alfred Barr.