Il medico mi guardò nelle orecchie, dedicando quasi tutto il suo tempo
(credo) a quello sinistro. Poi mi fece sdraiare sul lettino. «Sollevati un attimo,
35 Stevie», mi invitò l’infermiera e mi infilò sotto la testa una grande
pezza assorbente, che forse era un pannolino, cosicché quando mi adagiai
di nuovo, vi posai sopra la guancia. Avrei dovuto intuire che c’era del marcio
in Danimarca. Chissà, forse lo intuii.
Ci fu un odore penetrante di alcol. Uno scatto quando il dottore delle
40 orecchie aprì lo sterilizzatore. Io vidi l’ago che aveva in mano – che mi
sembrò lungo quanto il righello che tenevo nel mio astuccio scolastico – e
mi irrigidii. Il dottore delle orecchie mi rivolse un sorriso rassicurante e
pronunciò la bugia per la quale i dottori dovrebbero essere immediatamente
incarcerati (e per il doppio del tempo, quando la bugia viene detta a
45 un bambino): «Tranquillo, Stevie, non ti farà male». Gli credetti.
UNA PAROLA PER TE
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