È tutto chiaro?

  1. Per comprendere meglio il racconto, dovrai muoverti nello spazio e nel tempo. Nel 1956 Agota Kristof fugge dall’Ungheria per rifugiarsi in Svizzera dopo che l’Armata Rossa aveva invaso il territorio per soffocare la rivolta della popolazione contro l’Unione Sovietica. Aiutandoti con una ricerca online, ricostruisci la situazione storica di cui si sta parlando.

  2. Osserva i tempi verbali della narrazione. In quali piani temporali si svolgono i fatti come “un tempo”, “oggi”...? Presta attenzione e individua quanto avviene nel presente e quanto nel passato.

  3. Quali sono i personaggi nominati nel racconto? Per ciascuno scrivi un elenco di tutte le caratteristiche che riesci a individuare. In che rapporti sono gli uni rispetto agli altri?

Domande che scavano

  1. La frase finale, quel giorno [...] ho perso definitivamente la mia appartenenza a un popolo (rr. 69-70), risulta molto forte. Che cosa significa, secondo te? Come si collega all’episodio narrato?

  2. CONSAPEVOLEZZA DI SÉ Il “tema” della memoria e del ricordo è importante nel racconto autobiografico. In che modo il ricordo dialoga con il presente? Quali dei tuoi ricordi sono importanti per il tuo presente?

  3. Che effetto ha su di te, mentre leggi, la scelta di usare i verbi al tempo presente anche quando l’autrice racconta fatti del 1956?

PERCHÉ DEVI LEGGERLO

Agota Kristof è un’autrice ungherese che scrive in francese. Ha scritto in questa lingua anche il suo romanzo più celebre, Trilogia della città di K (1986).
Se ti capiterà di leggerlo, scoprirai che è un romanzo splendido, ma anche spietato. Ed è impressionante pensare che è stato scritto in una lingua (il francese, appunto) che l’autrice ha imparato solo in età adulta, quando ha dovuto lasciare la sua casa per fuggire dalla minaccia sovietica. Il racconto che hai letto trae origine proprio dall’episodio drammatico della sua fuga. Un’esperienza che lei sembra aver cancellato dalla memoria, e che riemerge nel momento in cui legge un articolo di giornale.
Di storie di migrazioni sentiamo parlare quasi tutti i giorni, ma raramente sono narrate in prima persona da chi le ha vissute davvero, e ancor più raramente chi racconta lo fa con la lucida freddezza di Kristof. Invece di allontanarci, il suo distacco ci fa capire quali emozioni abbia vissuto l’autrice, quali dolori abbia dovuto imparare a sopportare e quindi, invece che gelido, il suo racconto diventa caldissimo.

STRATEGIE DI LETTURA

1 TRAMA
PIÙ DI UN RIASSUNTO

p. 36

3 TEMI
E QUINDI? CHE COSA MI RESTA?

p. 39

2 PERSONAGGI
MA COME SEI CAMBIATA!

p. 38

PERCHÉ LO HA SCRITTO

Il libro da cui è tratto questo racconto è un memoir, cioè un racconto dedicato a un aspetto particolare della vita dell’autrice (vedi WIKI – PER SAPERNE DI PIÙ SULL’AUTOBIOGRAFIA, P. 60): il rapporto con il linguaggio.
Da profuga rifugiatasi in Svizzera, Kristof è costretta a studiare il francese partendo da zero, appunto come un’analfabeta, per poter leggere e scrivere di nuovo. Un’esigenza insopprimibile per una giovane donna che aveva iniziato a farlo a quattro anni. Per lei perdere la lingua madre significa perdere anche parte della propria identità: le parole che usiamo, infatti, hanno una parte attiva nella costruzione dell’immaginario di ognuno di noi.