40 Per insultare i suoi aguzzini l’attore usava termini politici, i suoi lamenti
erano maledizioni. Sembrava un ragazzo, uno di noi, cui avevano tolto
la libertà.
Per due ore, proprio come accadeva nella pólis greca, il protagonista
era una persona capace di tenere in ostaggio l’attenzione del pubblico. La
45 maschera eravamo noi. La sofferenza di Prometeo era la nostra, la sua
schiavitù era l’asservimento contro cui anche noi, adesso, volevamo alzare
la testa. Tutti noi, come lui, eravamo stati puniti per aver osato troppo,
per aver rubato il fuoco.
Fu allora, non riuscendo a togliermelo dalla testa, che capii davvero
50 quella frase: un classico è un testo che non ha mai smesso di parlare. A
volte deve urlare, per far sentire la vividezza della sua lingua. Certo, serve
un amore speciale nel farlo slittare da un codice all’altro, riscriverlo, tradurlo.
Serve un amplificatore perché la sua verità risuoni tra le sedute di
un teatro antico.
55 Sono tornata a Siracusa molte volte. Ogni estate vado a vedere le tragedie,
anche ora che non è più un obbligo scolastico da tanti anni. La magia
del teatro si ripete, sono rimasta sconvolta da Medea, ho riso amaro con Le
Nuvole
, sono impazzita con le Baccanti. La scorsa estate è tornato in scena
Prometeo, un’altra traduzione, un altro attore. Erano passati trent’anni.
60 Ho salutato dentro di me la ragazzina che sono stata, l’ho sentita di nuovo
presente, forte e arrabbiata, mentre il buio calava ancora sulla pólis.

ORIENTARSI TRA LE RIGHE

L’autobiografia, in questo racconto di Nadia Terranova, si avvicina quasi alla forma del saggio: c’è un messaggio che l’autrice ci vuole trasmettere, un’idea che è più forte della sua esperienza.
Eppure è proprio da quella esperienza, e dalla ricca riflessione che vi ha applicato negli anni successivi, che l’autrice ricava il suo pensiero.
Un pensiero che vuole lasciare a te, senza per forza tentare di farti una lezione.
Anche, o addirittura soprattutto, quando l’autobiografia si avvicina allo small moment (vedi STRATEGIA DI SCRITTURA 2, P. 47) e apre uno squarcio minuscolo sulla vita di una persona, porta con sé un’idea potente con cui puoi confrontarti. C’è qualcosa, nell’esperienza dell’autrice, che potrebbe appartenerti? Riconosci, insomma, in questo piccolo e grande momento, qualcosa che hai vissuto anche tu?