Rerum vulgarium fragmenta di Francesco Petrarca

Iniziare a leggere ed esplorare la poesia di Francesco Petrarca significa entrare in contatto con una personalità al contempo lontana e vicina a noi. Petrarca racconta infatti nei suoi testi sé stesso e la sua complessa interiorità, in una lingua che è per noi straordinariamente comprensibile, nonostante risalga a più di 600 anni fa. I “Frammenti di componimenti in volgare” (questa la traduzione del titolo) mettono al centro proprio l’io del poeta, diviso tra desiderio di beni terreni (in particolare l’amore per Laura) e morale cattolica.
Leggere Petrarca, insomma, significa darci la possibilità di dialogare con qualcuno che ci pone delle domande, scegliere di riflettere su una forma che può, a tratti, stupirci e renderci anche lettori e lettrici migliori.

TESTI MODELLO

1 Solo et pensoso i più deserti campi p. 253

2 Erano i capei d’oro a l’aura sparsi p. 255

3 Padre del ciel, dopo i perduti giorni p. 257

4 Pace non trovo, et non ò da far guerra p. 259

5 Fiamma dal ciel su le tue treccie piova p. 261

Dettaglio di un ritratto pittorico di profilo di Francesco Petrarca, riconoscibile dal copricapo rosso e dalla veste scura. Tiene in mano un libro chiuso e con l’altra indica una chiesa con la facciata rossa, rappresentata sullo sfondo. Lo sfondo è di colore azzurro e bianco.

6 A qualunque animale alberga in terra