Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
Tratto da Rerum vulgarium fragmenta, XC
Data della prima pubblicazione: 1373-1374
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,1
e ’l vago lume2 oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;
5 e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca3 amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l’andar suo cosa mortale,
10 ma d’angelica forma; et le parole
sonavan altro, che pur voce humana.4
Uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: et se non fosse or tale,5
piagha per allentar d’arco non sana.6
1. gli avolgea: li avvolgeva, rigirava (la forma antica dell’imperfetto è la stessa che trovi in ardea, parea, avea nei versi successivi).
2. vago lume: luce ammaliante.
3. l’esca: si intende il materiale che facilita l’accensione di un fuoco (per esempio la paglia).
4. sonavan… humana: avevano un suono che non sembrava umano.
5. et… tale: e anche se ora (Laura) non è più così.
6. piagha… sana: la ferita non guarisce anche se la corda dell’arco che ha scagliato la freccia viene allentata.