PERCHÉ DEVI LEGGERLO Nel suo romanzo Loreta Minutilli veste narrativamente i panni di Elena di Sparta, perciò indaga la questione della sua responsabilità nello scoppio della guerra di Troia. Quando segue il personaggio nel suo ritorno a Sparta, dopo dieci lunghi anni di guerra, Menelào rivolge alla moglie la domanda fondamentale, la sola che resta senza risposta: «Perché hai dovuto rovinare tutto?»; poi aggiunge, quasi sul punto di scoppiare in lacrime, «hai rovinato i giorni, gli anni, hai rovinato me». Perché Elena ha provocato la guerra di Troia? Nel corso della storia, sono state date numerose e discordanti versioni del racconto, come per ogni mito che si rispetti: c’è chi pensa che Elena non abbia colpa né responsabilità, e che Afrodite abbia mosso i fili del suo destino; c’è chi crede che non abbia compiuto alcuna vera scelta, ma sia stata rapita dal figlio di Príamo (e anche da Teseo, prima di lui) e che questa sia la triste e inevitabile sorte della donna più bella del mondo; c’è chi è convinto che Elena si sia davvero innamorata di Páride, e lo abbia seguito volontariamente per fuggire dalla soffocante Sparta, da Menelào e dalla figlia Ermione; e c’è chi, invece, racconta che la donna in realtà non sia mai arrivata a Troia, ma sia stata sostituita da Era con un fantasma e per quei dieci anni sia rimasta nascosta in Egitto, alla corte del re Protéo. Tutti questi racconti ignorano un dato fondamentale: prima di essere la più bella, Elena è una donna. Una donna che prova emozioni e sentimenti terribilmente umani che viviamo anche noi nella vita di ogni giorno – come amore, odio, dolore e paura – e che nelle versioni originarie del mito appaiono a stento, nascoste dall’involucro di perfezione irraggiungibile che le è stato cucito addosso. Un involucro, tuttavia, ricco di potenzialità narrative per la sensibilità del nostro tempo: con il suo carico di incertezze, fragilità e contraddizioni, Elena è un personaggio così moderno, ben al di là di quanto pensassero gli antichi, che la resero immortale solo per la sua avvenenza. PERCHÉ LO HA SCRITTO Alla sua comparsa nell’ (libro III), Elena è intenta a un lavoro tipicamente femminile per il mondo greco: sta tessendo. Sulla grande tela che ha davanti, ha deciso di ricamare l’intera storia della guerra di Troia. Non pronuncia una parola ma ascolta quello che ha da dirle Iris, la messaggera degli dèi, e poi si reca sulle mura della città per osservare il duello tra Páride e Menelào che dovrebbe decidere le sorti del conflitto. È lei la posta in gioco di questo scontro; eppure, non abbiamo idea di che cosa pensi, non sappiamo quali emozioni provi se non che «versò una tenera lacrima» ( , libro III, v. 142): non conosciamo la sua versione. Il suo punto di vista emerge invece, forte e diretto, nel romanzo di Loreta Minutilli. L’autrice immagina che la scelta di Elena sia stata volontaria, ma non dettata da capricci momentanei o amori passeggeri: è la scelta di una donna che vuole essere riconosciuta come tale in un mondo che la costringe al silenzio. Si tratta del disperato grido di dolore di una persona che, sebbene moglie di un re e figlia di un dio, in quanto donna resterà sempre schiava di un uomo, preda di una guerra, anche quando si parla del uomo, della guerra. Alla domanda di Menelào citata sopra, che le dà lo spunto per ripartire dalle origini, Elena offre la sola risposta possibile: «era l’unico modo perché tutti vedessero che ero una persona». Ecco, è uno di quei romanzi che restituiscono al grande affresco della guerra cantata dall’inizio dei tempi il personaggio che davvero le manca – a cui non viene data voce, nonostante ne sia la causa, il senso, l’origine – ossia Elena. Iliade Iliade suo sua Elena di Sparta