PERCHÉ DEVI LEGGERLO Le donne aristocratiche, secondo il pensiero mitico del mondo greco antico, sono sostanzialmente di due tipi: come Elena o come Penelope. Tutte le altre oscillano tra questi due modelli. Se Elena si configura come un esempio negativo perché simbolo della donna infedele che abbandona il marito Menelào per inseguire un altro uomo, un altro destino, Penelope invece rappresenta la moglie devota che attende a casa il ritorno del consorte. Su questo scarto, e su questa diversa concezione del femminile, si costruisce il ruolo della donna codificato nel mondo greco antico. Nelle reinterpretazioni moderne del mito queste figure assumono una caratterizzazione nuova, talvolta quasi opposta alla loro versione omerica, sicuramente più sfaccettata. Per esempio, Margaret Atwood, all’interno del , mette al centro di tutto le donne del mito, e in particolare dà voce a Penelope, che ha così la possibilità di raccontare la propria versione della storia, molto diversa da quella canonica. Al suo fianco, l’autrice colloca le dodici ancelle uccise alla fine del XXII canto dell’ nel corso della strage dei pretendenti (nel libro XXII dell’ ) di cui erano state complici, alleate, amanti. In questo romanzo esse compongono un coro del tutto analogo a quello della tragedia greca, il cui compito principale era quello di commentare l’azione drammatica: queste figure, attraverso alcuni interventi, offrono così un secondo sguardo sugli eventi narrati, come una sorta di controcanto al racconto in prosa fatto dalla regina. In questa storia Penelope è morta e ora si trova nell’Ade, ma è più viva che mai (sicuramente più vivace!); e guarda al mondo da questa prospettiva “altra”, lontana e disincantata. Del resto, come viene detto nell’ , «la storia della sua virtù non morirà mai, e gli dèi immortali sulla terra daranno vita a un bellissimo canto in onore della scaltra Penelope» (libro XXIV, vv. 196-198), e questo canto sembra non essere ancora finito. Canto di Penelope Odissea Odissea Odissea PERCHÉ LO HA SCRITTO Margaret Atwood è una scrittrice canadese particolarmente attenta alla prospettiva femminile e femminista. Ne è un esempio il suo romanzo più conosciuto, (1985), trasposto in serie TV a partire dal 2017, che affronta queste tematiche, collocandole in una versione alternativa dell’ultimo decennio del Novecento. Con , invece, l’autrice decide di tornare indietro, alla storia all’origine di tutte le storie, e di cambiarne il punto di vista. Il procedimento è analogo ad altre opere che riscrivono il mito classico secondo una prospettiva femminista: la più famosa oggi è (2018) di Madeline Miller, ma sono da ricordare anche (1983) di Christa Wolf e (2018) di Pat Barker; in ambito italiano, è da citare di Loreta Minutilli (vedi ). Così, (titolo originale: , ossia ) si occupa di cercare un punto di vista inedito rispetto alla versione canonica che ci è arrivata attraverso il filtro dell’ , sfata molti dei miti dell’originale, adotta varianti secondarie e versioni minori, e talvolta approfondisce elementi, aspetti accennati o non trattati nella versione omerica, oppure li ribalta completamente. Per farlo, sceglie lo sguardo singolare della regina di Itaca e le affianca quello collettivo delle dodici ancelle che compongono il coro; Atwood lo scrive nell’introduzione del volume: «Sono sempre stata tormentata dal pensiero di quelle ancelle impiccate e, nel , anche Penelope lo è». Il racconto dell’ancella Il canto di Penelope Circe Cassandra Il silenzio delle ragazze Elena di Sparta P. 323 Il canto di Penelope The Penelopiad La Penelopiade Odissea Canto di Penelope