A loro volta i membri di una società, sulla base delle loro esigenze materiali e delle loro percezioni sensoriali, danno rilievo a particolari condizioni esterne, contribuiscono a modificare profondamente l’ambiente e modellano la struttura fisica dei luoghi per iscrivervi significati simbolici e valori.
ESEMPIO: l’ex presidente del Kenya, Jomo Kenyatta (1889-1978), uno dei leader contro il dominio coloniale in Africa, ha ricordato che i Kikuyu, il gruppo etnico più numeroso del Kenya, considerano la terra come “la madre” dell’intera tribù, perché, se una madre porta il peso del proprio bimbo per circa otto-nove lune quando è nel suo seno e poi per un breve periodo di allattamento, la terra nutre gli individui per tutta la vita; e, di nuovo, dopo la morte, si prende cura del loro spirito per l’eternità. Così la terra è la cosa più sacra per i Kikuyu, al di sopra di tutto ciò che abita su di essa.
Nell’ambiente naturale, il territorio rappresenta un elemento fondamentale che le comunità umane valorizzano per le loro attività economiche e per l’organizzazione politica. In tutte le culture il territorio assume significati emotivi, giuridici e politici: può essere misurato, ripartito in proprietà, donato o ereditato, delimitato da confini, raffigurato in disegni, pitture o cartografie tradizionali, come per esempio le rappresentazioni stilizzate dei pascoli e degli accampamenti stagionali dei pastori sámi con i pittogrammi sui tamburi sciamanici. Il rapporto con la terra è radicale: le comunità vi ricavano il sostentamento con procedimenti variabili, ma con effetti simili di attaccamento psicologico e affettivo, per cui identificano con la terra la prosperità e la loro stessa esistenza.
