Se le forme sociali, i vestiti, i giudizi estetici, ovvero tutti gli stili in cui l’uomo si esprime, vengono continuamente trasformati dalla moda, allora essi, cioè la nuova moda, sono prerogativa delle sole classi superiori. Non appena le classi inferiori cominciano ad appropriarsene, superando la linea di demarcazione posta da quelle superiori e infrangendo così l’unità simbolica della loro matrice comune, ecco che le classi più elevate ripiegano da questa moda a un’altra e con ciò si differenziano di nuovo dalle grandi masse: il gioco ricomincia da capo. Gli strati inferiori, infatti, guardano e tendono naturalmente verso l’alto: ciò è possibile soprattutto nei campi soggetti alla moda poiché questi sono i più accessibili a una imitazione esteriore. Lo stesso processo, anche se non così evidente come tra le padrone e le domestiche, si svolge tra i diversi livelli delle classi più elevate. Si può spesso notare che quanto più i ceti sono ravvicinati tra loro, tanto più diventa frenetica la caccia all’imitazione in quelli inferiori e la fuga verso il nuovo in quelli superiori: l’intervento dell’economia monetaria deve accelerare sensibilmente e rendere visibile questo processo, ovvero perché gli oggetti della moda, come dimensione estetica della vita, sono particolarmente accessibili al puro possesso del denaro. In essi, più che in tutti quei campi che richiedono la dimostrazione di capacità individuali non acquistabili con il denaro, si raggiunge più facilmente l’uguaglianza con lo strato superiore della società.

Rispondi

1. Da quali bisogni sociali nasce la moda secondo Simmel?
2. Perché la moda è, in genere, slegata da una qualche utilità pratica? Ti viene a mente un esempio riferito alla tua esperienza?
3. Perché il denaro, per Simmel, accelera il ricambio degli oggetti della moda?

T4 Vilfredo Pareto

Le azioni logiche e non-logiche

Nel seguente passaggio, tratto da uno dei libri più noti di Pareto, l’autore descrive sinteticamente la distinzione tra le azioni logiche e le azioni non-logiche, segnalando come gli esseri umani non solo hanno la tendenza a compiere azioni che non sono basate su un calcolo razionale, ma che hanno anche la propensione a non ammettere che si tratti di azioni non-logiche.

Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale, Società Editrice Libraria, Milano 1919, pp. 36-38

Dobbiamo […] prendere le mosse da alcuni principii empirici, per spiegare i fenomeni della sociologia, come quelli della fisica e della chimica. […] Per mettere un poco d’ordine nell’infinita varietà delle azioni umane che dobbiamo studiare, gioverà classificarle secondo certi tipi. Due di questi si presentano subito dinnanzi a noi. Ecco un uomo bene educato che entra in un salotto; egli si toglie il cappello, pronunzia certe parole, compie certi atti. Se a lui chiediamo perché, non saprà dirci altro se non che così è l’uso. Similmente egli opera in ambiti di ben maggiore importanza. Se egli è cattolico e va ad ascoltare la messa, compie certi atti «perché così si deve fare». Di molte altre sue azioni offrirà come spiegazione che è così che vuole la morale.