APPROFONDIAMO – LA DISFORIA DI GENERE IN ETÀ EVOLUTIVA
Appropriarsi del proprio corpo e integrare nella propria immagine di sé i cambiamenti che la pubertà avvia implica necessariamente anche gli aspetti legati alla sessualità. Il corpo dell’adolescente maturando acquisisce caratteri sessuali definiti: si pronunciano le rotondità del seno, spuntano i primi peli, cambia il tono della voce.
In alcuni casi però questo processo non è affatto semplice: si parla allora di “disforia di genere” o disturbo dell’identità di genere, con cui si intende il disagio percepito dall’individuo che non si riconosce nel proprio sesso fenotipico o nel genere assegnatogli alla nascita. In altre parole, il soggetto non riesce a identificarsi con il sesso espresso dalle proprie caratteristiche somatiche ma si identifica con il sesso opposto. Tale problematica emerge in alcuni casi già nell’infanzia e diventa centrale nella fase adolescenziale.
Da alcuni anni esiste una terapia di soppressione della pubertà che consiste nella somministrazione di specifici ormoni che sospendono temporaneamente lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie. Questa terapia ha effetti completamente reversibili: può venire considerata come un modo per “acquistare tempo” così da permettere all’adolescente di effettuare un percorso psicologico approfondito che porti poi alla decisione consapevole e definitiva di procedere o meno all’iter per cambiare sesso. Tale lasso di tempo viene infatti indicato come “fase diagnostica estesa”: una sosta del percorso di crescita, necessaria a prendere la decisione giusta eliminando la fretta imposta dai cambiamenti corporei puberali e in grado di fornire maggiore serenità ai soggetti che individuano nello sviluppo dei caratteri sessuali secondari la causa della sofferenza di vivere.
