L’esempio più noto e diffuso dei manuali realizzati da Comenio è ( ), pubblicato a Norimberga nel 1658. Si tratta di un sussidiario con per lo studio delle lingue. Le immagini in questo manuale non hanno una semplice funzione decorativa ma . Appaiono corredate da titolo e contrassegnate da numeri che permettono di collegare le cose alle parole, amplificando in tal modo le potenzialità didattiche del testo. È l’autore stesso a chiarire le finalità dell’opera nell’introduzione del testo: Il mondo delle cose sensibili illustrato Orbis sensualium pictus figure sono parte integrante del testo questo libretto […] non è di gran : tuttavia è un breviario del mondo tutto e di tutta quanta la lingua, pieno di figure, di nomenclature, di descrizioni delle cose […]. Spero che questo libretto così disposto, serva in primo luogo ad allettare gli ingegni, affinché non pensino che la scuola sia per loro una croce, ma al contrario un luogo di piaceri. Si vede per esperienza, infatti, che i fanciulli (fin dai loro primissimi anni) si divertono con le figure e pascolano piacevolmente i loro occhi in questi spettacoli. Sarà già un gran risultato se si sarà ottenuto di togliere di mezzo dagli orticelli della sapienza gli spaventapasseri. Comenio, , in Id., , cit., p. 564. mole Orbis sensualium pictus Opere APPROFONDIAMO – IL METODO: UNA NUOVA VISIONE DELLA NATURA E DELLA SCIENZA Il Seicento è stato definito anche “secolo del metodo”. Il problema del metodo, ovvero del fondamento razionale della conoscenza, rappresenta una delle questioni più dibattute dell’epoca. Su di essa si interrogano le più grandi menti del tempo: Bacone prima, Cartesio poi e anche Galileo. (italianizzato Bacone, 1561-1626) nel trattato , pubblicato nel 1620, stabilisce una distinzione netta tra metodo deduttivo di stampo aristotelico (fondato sull’autorità dei libri) e metodo induttivo (basato sull’esperienza e sulla sperimentazione). Per Bacone la vera conoscenza deriva dall’esperienza e deve essere utile all’uomo, deve cioè produrre innovazioni tecnologiche e favorire il progresso dell’umanità. La scienza e le sue applicazioni secondo Bacone possono porre fine ai mali della società e promuovere il miglioramento di tutte le sue componenti. Questa è l’idea forte attorno a cui ruota il racconto utopistico dell’opera, rimasta incompiuta, (1627), che Bacone ambienta in un’isola immaginaria, chiamata per l’appunto Nuova Atlantide, il cui governo è affidato a un collegio di scienziati. Nell’isola si trovano ovunque stupefacenti macchinari e la scienza non è coltivata da singoli spiriti eletti nel privato delle loro case, ma in luoghi di ricerca “aperti”, come la Casa di Salomone, dove si lavora in team a beneficio di tutti. Questa concezione di sapere tecnico-scientifico come strumento di riforma sociale rispecchia perfettamente lo spirito culturale dell’epoca. La svolta metodologica teorizzata da Bacone apre a nuovi orizzonti, soprattutto in ambito astronomico, dove assistiamo al passaggio dalla teoria geocentrica alla teoria eliocentrica, secondo la quale la terra non è più immobile al centro dell’universo, ma ruota intorno al sole. È lo scienziato pisano (1564-1642) che, basandosi sull’osservazione diretta dei fenomeni naturali e su calcoli matematici, conferma la veridicità di questa tesi già anticipata da Niccolò Copernico (1473-1543). La portata di questa scoperta è enorme. È messa in discussione la stessa posizione dell’uomo nell’universo. Viene ribaltata l’autorità della tradizione e si scardina uno dei punti fermi dell’opinione comune. Per di più la teoria eliocentrica sembra contraddire la Bibbia. Galileo difende la fondatezza della teoria copernicana e l’ortodossia cattolica nelle (1613-15) e nel (1632). Egli intende distinguere le verità della fede da quelle della scienza. Galileo vuole difendere l’autonomia dello studio dei fenomeni naturali, che non può basarsi sull’autorità degli antichi filosofi e su alcuni brani della Sacra Scrittura, ma deve necessariamente procedere per argomentazioni di tipo matematico-deduttivo. Purtroppo, lo scienziato incorrerà nella condanna del Sant’Uffizio e sarà costretto ad abiurare le sue tesi. Ma, nonostante le forti resistenze al cambiamento mosse dagli ambienti accademici ed ecclesiastici, la lezione di Galileo non può essere cancellata. Si è aperta la strada a una nuova modalità di approcciare la ricerca scientifica. A fondamento della rivoluzione scientifica del Seicento c’è la fiducia riposta nelle facoltà umane. È , filosofo e matematico francese (italianizzato Cartesio, 1596-1650), a stabilire il primato della ragione. Nel (1637), egli arriva a sostenere che la conoscenza sistematica dell’universo si può attuare solo mediante l’applicazione di un metodo razionale di indagine, capace di scardinare tutte le vecchie credenze e convinzioni e di stabilire un criterio affidabile per distinguere il vero dal falso. Cartesio è il fondatore del razionalismo, il cui principio primo è racchiuso nella nota formula « » (“penso, dunque sono”), che esprime l’originaria certezza dell’uomo di esistere in quanto essere pensante. Cartesio afferma il primato della ragione deduttiva rispetto all’esperienza, in quanto ritiene che la verità derivi da idee innate e non dai sensi. Il razionalismo è la corrente filosofica principale del Seicento e con essa saranno chiamati a confrontarsi tutti i filosofi dell’epoca. Francis Bacon Novum Organum La Nuova Atlantide Galileo Galilei Lettere copernicane Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo René Descartes Discorso sul metodo cogito, ergo sum Paul van Somer, , 1617, Pałac Łazienki, Varsavia. Bacone è uno dei maggiori interpreti della nuova concezione della conoscenza nel Seicento: egli pone la questione del metodo e ritiene che la vera conoscenza debba essere basata sulla sperimentazione. Ritratto di Francis Bacon