L’educazione, allora, diviene condizione indispensabile proprio per consentire alla donna di capire l’indole dei figli e di scegliere il metodo che assecondi e corregga nel modo giusto la loro natura. Fénelon infatti, come Locke, ritiene che un buon progetto educativo debba partire da una conoscenza approfondita del fanciullo e afferma che questo obiettivo si può raggiungere osservando il bambino, specie nel momento del gioco, in cui il fanciullo esprime se stesso nella massima libertà.
Ma le osservazioni più interessanti dell’ecclesiastico francese riguardano la metodologia educativa da adottare. Per Fénelon il fanciullo non va tediato con noiosi precetti, lezioni pedanti e imposizioni calate dall’alto, né tanto meno va intimorito con atteggiamenti scostanti e autoritari. Egli insiste molto sul valore educativo dell’esempio, su come ciò che viene insegnato al fanciullo debba trovare corrispondenza nella condotta di vita di chi si occupa della sua formazione e indica, in particolare, due strumenti educativi, che ritiene più efficaci di un’impostazione pedagogica severa e rigida: la fiducia e l’amore.