APPROFONDIAMO – SCUOLE PIE E “PICCOLE SCUOLE” Già nei secoli XIV-XV si erano registrate esperienze di scuole destinate all’istruzione di base, soprattutto nelle città mercantili (per esempio a Firenze e nelle Fiandre), ma in genere si trattava di iniziative di istruzione specializzate (scuole d’abaco), destinate ai figli dei mercanti e degli artigiani, che avevano lo scopo di far acquisire conoscenze nel settore della contabilità e del commercio. La maggior parte delle scuole di livello elementare era incentrata sulla padronanza del latino ed era spesso finalizzata alla prosecuzione degli studi (collegi, università). Nel corso del Cinquecento una spinta importante alla promozione di scuole di livello elementare arriva dal valore assegnato all’educazione dalla Chiesa cattolica e dalle Chiese riformate per la formazione dell’identità confessionale. Così, se nei paesi protestanti si promuove l’istituzione di scuole pubbliche che favoriscono l’accostamento diretto alla Scrittura, nei paesicattolici nascono Scuole della dottrina cristiana che, accanto ai rudimenti della fede, insegnano a leggere e qualche volta anche a scrivere. Ma è soprattutto nel corso del XVII secolo che inizia a svilupparsi una rete di “piccole scuole” in Europa, così denominate per distinguerle dalle “grandi scuole”, cioè dai collegi. In esse si possono rintracciare le origini della scuola elementare e popolare. In queste scuole sono acquisiti contenuti di base e si impiega la lingua nazionale. Esempi illustri di queste istituzioni sono le Scuole pie di Calasanzio e le Scuole cristiane di La Salle. Per essere ammessi nelle Scuole pie gli alunni dovevano avere un , regolarmente rilasciato dal loro parroco. La scuola forniva carta, penne, inchiostro e libri. Ai più bisognosi veniva anche dato cibo. Per mantenere il , gli scolopi non accettavano alcun tipo di dono dai ragazzi, non volevano che gli alunni portassero la legna per il fuoco né che le loro madri lavassero i panni degli insegnanti. La giornata scolastica iniziava con la messa e la recita delle litanie. Alla era riservato uno spazio molto importante. Gli alunni dovevano confessarsi e comunicarsi almeno una volta al mese. La domenica e i giorni festivi gli allievi dovevano tornare a scuola per una breve sessione di preghiera. Il giovedì e il sabato le lezioni terminavano mezz’ora prima per lasciare spazio all’ascolto delle prediche. Infine, nelle Scuole pie , infatti piccoli gruppi di scolari accompagnati da un prete si alternavano per pregare davanti all’altare. Le duravano due ore e mezza al mattino e altrettanto nel pomeriggio. Nelle giornate più calde erano un po’ più brevi. A mezzogiorno e a fine giornata i , per evitare che bighellonassero per le strade e per dare maggior visibilità alle attività della scuola. . Il passaggio da una classe all’altra avveniva solitamente ogni quattro mesi, dopo il superamento di un , con il quale si accertava l’acquisizione dei contenuti da parte dell’alunno. certificato di povertà principio di gratuità formazione religiosa si pregava per l’intera durata della giornata scolastica lezioni maestri accompagnavano gli alunni a casa L’intero percorso di studi durava in media cinque anni esame