2.3 L’EDUCAZIONE FISICA Nella seconda sezione del trattato Kant si occupa dell’educazione fisica, parla cioè dell’ , che non riguarda solo la ma anche le e la ragione del soggetto. Il filosofo tedesco si sofferma sull’importanza dell’ , sottolineando come questo vada stimolato non solo attraverso il , ma anche attraverso attività proposte dal maestro, indirizzate ad affinare le abilità dell’allievo e a preparare il fanciullo al lavoro. A questo proposito, infatti, afferma: Sulla pedagogia educazione naturale parte corporea facoltà intellettuali esercizio fisico gioco È sommamente importante che i bambini imparino a lavorare. Prima di poter pervenire a godere ciò che è necessario alla sua vita, gli occorre molta preparazione diretta a questo fine. […] L’uomo deve esser occupato in modo che, tutto assorto nel fine che ha davanti agli occhi, dimentichi se stesso, e il lavoro. Il ragazzo perciò deve venire abituato a lavorare. E dove dovrebbe venir coltivata questa disposizione al lavoro, se non nella scuola? […] È evidentemente dannoso abituare il fanciullo a considerar tutto come un trastullo; egli deve aver le sue ore di ricreazione, ma anche quelle di lavoro. Se egli non intende ancora a che serva questo obbligo, più tardi però si renderà conto della utilità immensa di esso: ed è follia educativa quella secondo la quale si vorrebbe far apprendere tutto giocando ai fanciulli, che debbono invece essere avviati per tempo alle occupazioni serie, poiché debbono pure entrare nella vita. I. Kant, , La Nuova Italia, Firenze 1959, pp. 42-43. La pedagogia