L’AUTORE – GIAMBATTISTA VICO Giambattista Vico nasce a Napoli nel 1668 da una famiglia molto numerosa e di umili condizioni. A seguito di una brutta caduta è costretto tra il 1675 e il 1677 a un lungo periodo di convalescenza. Dotato di intelligenza molto vivace, fa rapido profitto negli studi, anche se frequenta le scuole a periodi alterni. Segue con discontinuità i corsi universitari di legge. La sua esperienza universitaria si conclude nel 1694, anno in cui i documenti lo attestano come (“dottore in entrambi i diritti”, diritto civile e canonico). La svolta si verifica quando (1686) ottiene l’incarico di precettore presso la famiglia di Domenico Rocca e si trasferisce per nove anni a Vatolla (Salerno). In questo periodo si accosta ai classici latini e approfondisce lo studio della filosofia, rimanendo fortemente impressionato dal pensiero di Cartesio, verso il quale si mostra però molto critico. Tornato definitivamente a Napoli, si ingegna in vari modi per sopravvivere fino al 1699, quando arriva la cattedra di retorica presso l’università di Napoli. Nello stesso anno sposa una donna di modeste origini, Teresa Caterina Destito, dalla quale avrà otto figli. Pubblica numerose opere, tra le quali un’ , composta su incoraggiamento dell’ecclesiastico, storico e letterato Antonio Muratori (figura di spicco del Settecento italiano), e le , tenute annualmente all’università tra il 1699 e il 1708. Ma il suo capolavoro è la , sulla quale ritorna costantemente con aggiunte e correzioni. La prima edizione dell’opera risale al 1725, mentre la versione finale è pubblicata nel 1744, pochi mesi prima della sua morte, con il titolo di . L’opera riceve un’accoglienza fredda: bisognerà attendere oltre un secolo per una sua rivalutazione. Gli ultimi anni di Vico, nonostante i gravi problemi di salute, sono rasserenati dai successi universitari e dal riconoscimento ottenuto a livello locale, testimoniati dalla nomina a storiografo regio ottenuta nel 1735. Nasce a Napoli Lunga convalescenza Precettore presso il marchese Rocca È dottore Ordinario di retorica all’università di Napoli Prima edizione della È nominato storiografo regio Edizione finale della Muore a Napoli doctor in utroque iure Autobiografia Orazioni inaugurali Scienza nuova Principi di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni 1668 1675-77 1686-95 1694 in utroque iure 1699 1725 Scienza nuova 1735 1744 Scienza nuova 1744 Francesco Solimena, , 1804, Museo di Roma a Palazzo Braschi, Roma. L’opera, che è una copia del ritratto originale andato perduto in un incendio, è successiva alla morte del filosofo, avvenuta a Napoli, città dove nacque e insegnò. Ritratto di Giambattista Vico 3.2 LA PEDAGOGIA VICHIANA Le idee pedagogiche di Vico sono contenute in particolare in un’orazione inaugurale pronunciata presso l’università di Napoli, intitolata (“Il metodo degli studi del nostro tempo”), pronunciata nel 1708, e nell’ del pensatore napoletano. Vico , che si rifà al razionalismo cartesiano. Egli ritiene che l’uomo non sia solo un essere razionale e che il fanciullo, in particolare, non lo sia affatto, ma sia invece soprattutto fantasia e sensibilità. Pertanto, egli critica lo studio prematuro della logica e dell’algebra, che inverte il naturale sviluppo umano e che De nostri temporis studiorum ratione Autobiografia condanna l’educazione del suo tempo assidera tutto il più rigoglioso delle indoli giovanili, lor accieca la fantasia, spossa la memoria, infingardische l’ingegno, rallenta l’intendimento. G. Vico, , in , precedute da un discorso di H. Michelet sul sistema dell’autore, vol. I, Tipografia della Sibilla, Napoli 1834, p. 39. Vita dell’autore Opere di Giambattista Vico G. Vico, p. 254 T3 I difetti dell’educazione contemporanea