Il romanzo ha una conclusione amara, che rivela la visione pessimistica della natura umana di Pestalozzi: Arner, che tanto si è speso per il bene del “suo popolo”, raggiungendo ottimi risultati, si ammala, ma il villaggio non sembra interessarsi alle sue condizioni di salute. Una spiegazione a questo comportamento viene data da Glüphi, secondo il quale la tendenza al male degli uomini può essere contrastata solo attraverso un’azione educativa in grado di favorire l’ordinato sviluppo della persona e l’accettazione positiva della propria condizione, compresa quella della povertà, che può essere vissuta con dignità e operosità.

1.3 IL METODO EDUCATIVO
Nelle opere più mature Pestalozzi insiste sul fatto che l’educazione deve partire dalle esperienze più vicine ai fanciulli, dagli oggetti che fanno parte della loro quotidianità, in modo da stimolare un apprendimento spontaneo e rispettoso dello sviluppo naturale del soggetto, come quello che si realizza nel contesto familiare.
Nell’opera Come Gertrude istruisce i suoi figli Pestalozzi chiarisce i fondamenti del metodo elementare intuitivo. La madre rappresenta il modello a cui il metodo deve ispirarsi, perché con il suo «amore pensoso», con un amore cioè illuminato dalla ragione, offre insegnamenti efficaci che si connotano per la semplicità e per il caldo clima affettivo in cui sono acquisiti. Pertanto, il maestro che vorrà applicare correttamente il metodo intuitivo dovrà ricreare in classe l’intimità del rapporto madre-figlio.
Pestalozzi ha l’indubbio merito di valorizzare il ruolo della madre come educatrice, alla quale egli riconosce l’innata capacità di favorire lo sviluppo del figlio.
T1
J.H. Pestalozzi,
L’insegnamento materno e il linguaggio
p. 326