Nel De ingenuis moribus si affronta per la prima volta in maniera compiuta, riprendendo la lezione di Quintiliano, il concetto di educazione liberale:
Chiamiamo studi liberali quelli che son degni di un uomo libero: quelli che valgono a esercitare, a ricercare la sapienza, a disporre al meglio l’animo o il corpo; da essi per lo più, gli uomini cercano di trarre onore e gloria, che, dopo la virtù, sono i premi più alti proposti al saggio.
P.P. Vergerio, De ingenuis moribus […], in E. Garin (a cura di), Il pensiero pedagogico dello Umanesimo, Sansoni, Firenze 1958, p. 130.
Gli studi liberali, dunque, sono propri dell’uomo libero, sono quelli che rendono l’uomo buono e sapiente, che lo predispongono a grandi imprese e che favoriscono lo sviluppo armonico del corpo e dell’anima, dell’intelletto e del sentimento morale. Ideale diverso proporrà circa un secolo dopo Machiavelli | vedi APPROFONDIAMO, p. 68 |: il suo principe è un uomo che in nome della ragion di Stato supera remore sia di ordine etico sia religioso.
T1
P.P. Vergerio, Gli studi liberali
p. 82
