Amore e animo «gentile»
All’amore come sudditanza del poeta nei confronti della donna-signora feudale, così come era concepito generalmente dai Provenzali e dai Siciliani e, in parte, dai Siculo-toscani, lo Stilnovo contrappone una concezione dell’amore come esperienza che pone in essere la virtù, la quale in un «cor gentile», cioè nobile, non manca mai, ma può rimanere a uno stato latente (come dicevano i filosofi medievali, in potenza e non in atto): l’amore, per così dire, sveglia qualcosa che prima dormiva, quindi trasforma una qualità potenziale in realtà.
Quali doti deve possedere l’uomo per vivere un sentimento con tali caratteristiche? Il presupposto fondamentale per sperimentare l’amore è il «cor gentile» (espressione utilizzata da tutti gli Stilnovisti, da Guinizzelli a Dante), cioè la nobiltà dell’animo. Tale qualità deve accompagnarsi a una cultura profonda e raffinata. Attraverso il processo di assolutizzazione dell’esperienza amorosa, amore, elevazione spirituale e poesia vengono a coincidere.
L’esperienza dell’amore è possibile solo a chi ha un cuore nobile.