Io non m’accorsi, quand’io la mirai,
che mi fece Amore
15 l’asalto agli occhi, e al corpo e al core,
sì forte, che ’n quel punto tratta fòre
dell’anima trovai
la mia vertù, che per forza lassai;
per che, campar non aspettando omai,
20 di ciò più non combatto:
Dio mandi ’l punto di finir pur ratto.

13-21 Quando la vidi (mirai), non mi resi conto che Amore mi assalì agli occhi, al corpo e al cuore, con tanta forza che immediatamente (’n quel punto) trovai gettata fuori dall’anima la mia forza vitale (la mia vertù), che obbligatoriamente dovetti abbandonare; e perciò, non sperando ormai di trovare scampo (campar), non combatto più a questo scopo (di ciò): Dio faccia pure arrivare velocemente (ratto) il momento della morte (’l punto di finir).


20 di ciò: cioè allo scopo di evitare una morte percepita ormai come inevitabile.

Ballata, chi del tuo fattor dimanda,
dilli che tu ’l lassasti
piangendo quando tu t’acommiatasti;
25 e vederlo morir non aspettasti,
però ch’elli ti manda
tosto, perché lo suo stato si spanda.
A ciascun gentil cor ti raccomanda,
ch’i’ per me non acatto
30 come più viver possa a nessun patto.

22-30 Ballata, a chi ti chiede del tuo autore (fattor), di’ che quando te ne sei andata lo hai lasciato in lacrime (piangendo) e non hai aspettato di vederlo morire, dal momento che egli ti ha mandato via in fretta, affinché la sua condizione sia nota a tutti (si spanda). Raccomandati (ti raccomanda) a ogni persona dal cuore nobile, giacché, per parte mia (per me), non trovo (acatto) in alcun modo (a nessun patto) come possa continuare a vivere (più viver possa).

 


TRECCANI Le parole valgono

accomiatarsi C’è qualcosa di malinconico e doloroso nell’accomiatarsi: prendere commiato da una persona cara è un po’ come dirle addio, salutandola sapendo che la separazione sarà lunga e forse definitiva. → Un sinonimo di accomiatare, licenziare, può avere vari significati a seconda del contesto in cui si usa. Indica che cosa vuol dire nelle seguenti espressioni: «Dopo aver corretto le bozze, l’autore ha licenziato il proprio libro»; «Il padrone della fabbrica ha licenziato un operaio»; «Il nostro istituto ha licenziato quest’anno 160 alunni»; «Il direttore mi ha licenziato dopo un breve colloquio».


 
24 piangendo: gerundio qui utilizzato con valore di participio.

Dentro il TESTO

I temi

Un amore che uccide
La ballata descrive la potenza spietata di Amore, che colpisce attraverso gli occhi e le parole della donna e toglie all’animo dell’innamorato ogni possibilità di resistenza.
Già nella ripresa compaiono i due motivi centrali del testo: quello della donna-angelo (Angel di Deo simiglia, v. 1), cioè della straordinaria qualità e potenza di questa superiore figura femminile, e, soprattutto, quello della sofferenza mortale del poeta (lo cor disfatto, v. 3).
Nella prima strofa si riscontra una sorta di paradosso: chi contempla questa donna perde il proprio cuore, nel senso che lo spirito vitale lo abbandona, in quanto il cuore diventa luogo di angoscia. Ma lo stesso spirito vitale non può fare a meno di recarsi presso la donna, che pure è stata all’origine della sua separazione dal cuore.
Nella seconda strofa il poeta scandisce le tappe del suo innamoramento: appena egli ha visto la donna, Amore lo ha assalito con tale violenza che la forza vitale (vertù, v. 18) ha abbandonato la sua anima. Per questo egli ormai sente la morte imminente e anzi chiede a Dio di mandargliela al più presto.
Infine, nel congedo (terza strofa) l’autore si rivolge, come di consueto, alla ballata stessa, invitandola a informare la gente della sua triste condizione e a raccomandarsi ai cuori “gentili”.