I temi
Un libro “galeotto”
Nel canto V dell’Inferno era stato il romanzo francese di Lancillotto e Ginevra ad accendere la passione amorosa di Paolo e Francesca. Qui il libro “galeotto” è l’Ars amandi, un poemetto in distici elegiaci scritto da Ovidio (43 a.C. - 17/18 d.C.) con l’intento di offrire ai lettori consigli utili per sedurre e per fare innamorare. Ma, mentre gli amanti danteschi alimentano una relazione adultera che li porta al peccato e alla perdizione, Florio e Biancifiore vivono con innocenza un sentimento tenero e ingenuo (tornati i candidi visi come vermiglie rose per vergogna, rr. 14-15), destinato a sfociare nel matrimonio. I due ragazzi si lanciano sguardi furtivi, balbettano per l’emozione, si scambiano effusioni e scoprono, attimo dopo attimo, con stupore e inconsapevolezza (Deh, che nuova bellezza…?, rr. 2-3; Tu non mi solevi tanto piacere, rr. 3-4; non so, se non che…, r. 5), la forza irresistibile che li trascina verso il piacere dei sensi.
Uno sguardo introspettivo
All’amore, infatti, non si può resistere, come si evince dal contrasto tra Venere e Diana, con la dea dell’amore inevitabilmente vincitrice su quella della castità. Il venereo fuoco (r. 25) non può che prevalere sulla freddezza di Diana (r. 26): una verità che Boccaccio ribadisce lungo tutta la sua produzione letteraria. Per questo, l’autore si guarda bene dal condannare moralmente i due giovani. Il suo racconto esplora le trepide emozioni e i turbamenti dei due ragazzi con un’analisi introspettiva e psicologica che supera gli schemi convenzionali dello Stilnovo per aprirsi a una dimensione più realistica, sia pure ancora immersa in una raffinata atmosfera di candore cortese: la stessa che lo scrittore respirava nelle sale degli splendidi palazzi angioini di Napoli.