COSTITUZIONE • TUTELA DELLA SALUTE
OBIETTIVO 3 – SALUTE E BENESSERE
Nella sua Introduzione al Decameron Boccaccio descrive l’orrore materiale della peste, ma si sofferma soprattutto sul conseguente stravolgimento dei rapporti umani e sul venir meno di ogni civile convivenza. Gli effetti negativi che un’epidemia determina sulla società non riguardano infatti solo la salute ma anche la psiche degli individui, alimentando paure, stati di ansia, depressione che si riflettono poi nelle relazioni con gli altri. Su questi aspetti si sofferma l’articolo scritto dalla psicoterapeuta cognitivo-comportamentale Eleonora Stopani, durante i primi mesi della pandemia di Covid-19 (2020-2023).

La rivista scientifica “The Lancet”, non molto tempo fa, ha pubblicato uno studio sull’impatto psicologico del Coronavirus. Lo ha messo in relazione ad altre situazioni simili del passato (seppur non con lo stesso impatto). Una fra tutte è stata la quarantena messa in atto in varie zone della Cina a seguito dell’epidemia da SARS del 2003. In quella situazione, la popolazione fu costretta a rimanere in quarantena per dieci giorni, periodo che è servito agli psicologi locali per analizzare l’effetto di questo genere di emergenza. Grazie ai dati raccolti, all’osservazione e al confronto di quanto si è verificato durante l’isolamento e di ciò che stiamo vivendo adesso, è stato possibile riconoscere le conseguenze psicologiche principali del Coronavirus e analizzarle nelle persone.
Per cominciare, sappiamo bene come una delle misure che i governi hanno attuato per prevenire la diffusione del Coronavirus e per superare la malattia (quando i sintomi sono lievi), è quella della quarantena. Questa implica il totale isolamento per una durata di almeno 15 giorni. Le ricercatrici che hanno portato a termine lo studio sono giunte alla conclusione che superati i dieci giorni di isolamento totale la mente inizia a cedere. Dall’undicesimo giorno compaiono stress, nervosismo, ansia maggiore. Avendo avuto in molti casi reclusioni molto più prolungate, è facile immaginare come gli effetti siano potuti essere ancor più difficili da gestire per la maggior parte della popolazione.
Entrando invece più nello specifico della clinica, una delle conseguenze psicologiche più evidenti del COVID-19 è per molte persone la paura di essere infettati o di poter infettare gli altri senza saperlo. È importante sottolineare che, quando una situazione di epidemia o pandemia si espande, la mente umana tende a sviluppare delle paure irrazionali. Spesso non basta che prestiamo ascolto alle fonti informative affidabili, né che siamo a conoscenza delle misure di sicurezza semplici e necessarie. Ad esempio, lavarsi le mani, mantenere il metro di distanza, rimanere a casa se si ha qualche linea di febbre o sintomi specifici.
Pian piano è possibile aver sviluppato paure sempre più infondate, come il timore irrazionale che l’infezione possa provenire dagli alimenti che mangiamo, oppure che possa essere trasmessa dai nostri animali domestici. Ciò può aver scatenato veri e propri sintomi ossessivo-compulsivi. In un contesto in cui l’interazione sociale è stata ridotta al limite per settimane o per mesi, dove regnava il silenzio nelle strade normalmente rumorose e affollate e siamo stati costretti a stare chiusi in casa, è ovvio come noia e frustrazione siano stati ben presenti nelle nostre giornate. L’incapacità di mantenere il nostro stile di vita e la nostra libertà di movimento (sia fisica che mentale) ha fatto precipitare molte persone verso un baratro di emozioni complesse e problematiche. In certi casi questo può aver scatenato o slatentizzato dei veri e propri sintomi di tipo depressivo.
