190 Le prime luci del giorno diradavano le tenebre e si cominciava a veder gente
che usciva dalle case. In dito aveva l’anello dell’arcivescovo, che si tolse e mise
in tasca prima di arrivare al suo albergo, dove, fatte le valigie, pagò il conto coi
pochi soldi che aveva nelle tasche e, lasciata Napoli in tutta fretta, si diresse verso
Perugia.
195 Ogni tanto, cavalcando, si toglieva di tasca l’anello e lo guardava alla luce del
sole.
«In fondo», si diceva, «ho quel che avevo prima di partire. Ma quanta puzza!».
Del rischio che aveva corso d’essere ammazzato dal brigante Scarafone, di morire
nella tomba dell’arcivescovo o di venire impiccato, era troppo giovane per
200 tenerne conto. Andava allegramente sul suo cavallo per la campagna, spronando
ogni tanto l’animale, tanto aveva fretta d’arrivare a Perugia per raccontare agli
amici la sua storia.
rr. 190-194 Nella conclusione della novella il percorso di formazione del protagonista è ormai ultimato: il giovane, forte delle esperienze vissute, si appropria del prezioso anello e scappa via. È così diventato un perfetto eroe boccacciano del “saper vivere”, capace di uscire indenne dalle avventure e dalle difficoltà che la vita riserva.